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Il perdono arriva troppo tardi Sconto di 120 ore su 30 anni

Quanta parte della propria pena si può risparmiare attraverso l’indulto? Anche molto poca. È il caso di un detenuto palermitano. Condanna: trent’anni per un cumulo di diversi reati. Sconto di pena? Cinque giorni. L’hanno scarcerato ieri, ma avrebbe in ogni caso varcato i portoni dell’Ucciardone, dopo essere passato dall’ufficio matricola il 6 agosto, per fine pena.
Dopo tre decadi potrebbe persino sembrare una beffa, ma cinque giorni di vita sono comunque un tempo lungo se si deve passarli in una cella del carcere palermitano, che ha fama di essere uno dei meno vivibili d’Italia.
Non si tratta, comunque, del record assoluto nella categoria «mini sconti». La diminuzione di pena più breve lo ha ottenuto un carcerato rinchiuso nel penitenziario di Bollate. Mohammed Benaomari, sei mesi e venti giorni per ricettazione, ne parla quasi ridendo: «L’indulto vale anche per me, sarei uscito domani (oggi per chi legge)».
Ha risparmiato solo un giorno di detenzione. Pare che neanche lui abbia avuto nulla da ridire di fronte alla prospettiva di andarsene prima. Del resto l’indulto, come provvedimento una tantum, agisce su tutti i carcerati che ne abbiano i requisiti al momento della promulgazione, a prescindere delle condizioni dei singoli. Alcuni risparmiano anni, altri giorni.

Altri, che hanno scontato tutto uscendo il giorno prima del provvedimento, avranno tirato qualche moccolo.

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