Cronaca locale

Un pericolo la cultura in mano...

Tesi in parte condivisibile quella sostenuta in una lettera a Repubblica da Luigi Corbani, già politico onesto e intelligente e oggi direttore generale dell’Orchestra Verdi. La cultura, egli dice, va sostenuta sia dallo Stato che dai cittadini. Nel secondo caso è più che giusto che al mecenatismo dei privati lo Stato risponda con la deduzione fiscale delle erogazioni. Una osservazione, però: non sottovalutiamo il pericolo, verificato più volte nel ’900, che lo Stato voglia imporre una cultura unidirezionale, addirittura fino a dettare una propria etica. Insomma, quando ci si affida a un deus ex machina, c’è anche il rischio di perdere pezzi di libertà.
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A che servono quei tre sottosegretari nominati dalla Giunta regionale lombarda (ad imitazione di quella calabrese, se non erro)? Per fare che? Un personaggio certamente eccellente come Adriano De Maio, già rettore del Politecnico e della Luiss, e poi commissario dell’Istituto di ricerca, «sotto» chi starebbe?
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La Galleria Vittorio Emanuele II, il salotto di Milano, è malridotta. Il pavimento, fatto di mosaici di un certo pregio(va ricordato il toro dell’Ottagono, oggetto di attenzioni scaramantiche), è sconnesso, pieno di buche e crepe. Malridotti muri e rosoni. Domanda ovvia: che si aspetta a intervenire? Ecco un esempio meneghino di «pari opportunità». In zona San Siro una vigilessa è stata picchiata da un’automobilista. Attenzione all’apostrofo, perché si tratta di un’automobilista donna, che ha picchiato un vigile donna. Più «pari opportunità» di così!
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A girare, come mi capita e mi piace, per librerie s’avverte l’assenza di librai, come c’erano una volta, che sappiano guidare il lettore nella ricerca di titoli e autori. Ricordiamone uno per tutti: Cesarino Branduani, figura quasi leggendaria entrata, si può dire, nella storia di Milano. M’è capitato ancora di incontrarne in verità. Nel «remainders» della Galleria.
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Gli studenti del Parini hanno deciso di adottare la loro strada, via Goito. Si impegnano a tenerla pulita e a liberare i muri di tutti quei segnacci chiamati graffiti. È confortante che ragazzi a volte ribelli (sacrosanta ribellione della giovinezza) diano segnali di civismo.

Non tutto è perduto.

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