Periferie invivibili, un fallimento targato centrosinistra

Cursi (An): «Sono evidenti le responsabilità dell’Ulivo. Il caso dell’Esquilino»

Periferie invivibili, un fallimento targato centrosinistra

Per almeno venticinque degli ultimi trent’anni - prima con le giunte rosse, poi con Rutelli, ora con Veltroni - il centrosinistra ha governato e continua a governare Roma. È dalla metà degli Anni Settanta che si sente parlare di recupero e riqualificazione delle borgate e ora, improvvisamente, il leader dell’Unione scopre che le periferie romane, come i sobborghi delle altre città italiane sono una specie di pentola e pressione che sta per esplodere. «Certo - sottolinea il senatore Cesare Cursi di An - l’affermazione del professor Prodi è abbastanza preoccupante. Ma il leader del centrosinistra dovrebbe parlare con il suo esercito di sindaci, presidenti di Provincia, governatori di Regioni, in sostanza con gli amministratori locali ai quali compete la responsabilità di rendere più vivibili le periferie delle città».
«A tale proposito - nota ancora il sottosegretario alla Salute - basterebbe ricordare i quartieri-ghetto di Roma citando, come fa l’urbanista Pierluigi Cervellati, l’esempio di Corviale: un serpentone di cemento armato e pannelli di gesso prefabbricati lungo un chilometro con 8.000 persone stipate come sardine in 1.200 appartamenti su 9 piani. Lo stesso Cervellati ricorda la colpa della sinistra che è stata quella di mettere in vendita i patrimoni degli Istituti delle Case Popolari e delle costruzioni, sempre da parte della sinistra, di brutti quartieri legati all’utopia, sempre per citare Corviale della socialità che non si è realizzata».
«Sono le uniche cose - sottolinea ancora Cursi - anzi, i veri fiori all’occhiello realizzati dalle giunte di sinistra: Corviale e Tor Bellamonaca, dove la situazione è diventata drammatica sul piano della sicurezza, della vivibilità e delle condizioni igienico-sanitarie. Tanto è vero che l’amministrazione comunale è dovuta intervenire per tentare un intervento-tampone».
«Bisogna invece - ha detto l’esponente di An - far capire a tanti, e Cofferati insegna, che la legalità è una condizione della convivenza civile che va ristabilita nelle Regioni pervase dalla criminalità organizzata e garantita nelle città che stanno sopportando l’onda d’urto rappresentata dall’immigrazione irregolare. Prima la casa, poi il lavoro: e per un immigrato trovare un tetto è il problema più difficile da risolvere. Secondo la Caritas sono oltre 340mila i regolari che vivono nell’area di Roma. La convivenza procede in modo pacifico. Alcuni quartieri come l’Esquilino, con la più alta percentuale di immigrati, presentano problemi seri di integrazione, di tutela della salute, di condizioni igienico-sanitarie al limite della tolleranza».
«È necessario - ha concluso Cursi - che molti della sinistra cambino idea sulla Bossi-Fini continuando a garantire processi concreti di integrazione stabilendo regole certe per tutti, che prevedano non solo diritti ma anche doveri e che diano la possibilità ai cittadini di vivere senza patemi d’animo in città sempre più vivibili e a misura d’uomo».
«Niente allarmismi, ma se è persino il leader dell’Ulivo Romano Prodi a mettere il dito nella piaga delle politiche di integrazione nelle grandi città italiane, di cui diciotto su venti compresa Roma sono amministrate proprio dalla sinistra, vuol dire che il fallimento c’è». A sottolinearlo è Stefano De Lillo, vice capogruppo regionale di Forza Italia. «A Roma, ad esempio, la politica capitolina degli spazi concessi a singoli gruppi si sta rivelando l’anticamera di una nuova forma di ghettizzazione: l’esatto contrario dell’integrazione, che non può assolutamente anteporre la salvaguardia delle identità culturali all’assimilazione e al rispetto delle regole della civile convivenza.

È sempre più evidente però che sulle politiche sociali la sinistra ha crescenti difficoltà di aggiornamento e di confronto persino con se stessa: le spaccature nell’Ulivo sulle dichiarazioni di Prodi sull’emergenza-periferie seguono infatti di poco le liti nell’Unione su un altro aspetto del problema nelle aree urbane amministrate dalla sinistra, quel rispetto della legalità talmente mortificato che il sindaco di Bologna Cofferati ha ritenuto di doverlo riaffermare».

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