«Violet» è un carciofo di origini francesi coltivato nel paese di Perinaldo, un piccolo borgo che chiude la vallata del Crosia. La leggenda vuole che Napoleone Bonaparte, durante la campagna d'Italia del 1796, dopo la visita ad una nobile famiglia di Perinaldo, abbia fatto dono di svariate piantine di questi particolari carciofi agli abitanti del piccolo comune. L'ortaggio viene subito coltivato dagli abitanti locali e delle località limitrofe e viene subito apprezzato per le sue raffinate qualità: non ha spine, né barba all'interno (nel cuore), è molto tenero con striature color violetto; cresce bene dove c'è drenaggio, sopporta la siccità, resiste alle temperature rigide, si coltiva tra i 400 e i 600 metri sul livello del mare e non ha bisogno di trattamenti chimici, come tutti gli ortaggi selvatici. La raccolta si fa tra maggio e giugno e nel paese si organizzano fiere e feste in onore a questo ortaggio. «Croccante, profumato e ricco di esaltanti sensazioni al palato! È sicuramente un meritato Presidio Slow Food!».
Questo è il giudizio e riconoscimento espresso da Carlo Petrini conosciuto come «Carlin» presidente dell'ente da lui fondato. Questo carciofo è coltivato da 7 agricoltori di Perinaldo, riuniti in un consorzio, ogni anno si produce circa 55/60 mila capolini; i germogli sono conservati in olio extravergine di qualità taggiasca prodotto anch'esso dalle aziende olivicole locali. Un disciplinare di produzione regola le modalità di coltivazione e garantisce la tracciabilità. I Perinaldesi sono orgogliosi e un po' gelosi di questa primizia.
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