Pernacchia di Bossi: «Governo tecnico? Lo facciano da soli»

RomaPrima domanda: che succede una volta approvata la Finanziaria, il Cavaliere se ne andrà da Palazzo Chigi? Umberto Bossi ride e fa le corna. Seconda domanda: ma dopo la manovra non ci sarà un governo tecnico, come chiede l’opposizione? Stavolta il Senatùr risponde in maniera ancora più sintetica, con una pernacchia.
Insomma, non c’è bisogno di tante parole per rendere espliciti lo stato animo e la strategia della Lega in questo difficile tornante. La linea si può sintetizzare così: non si potrà fare nulla senza che sia d’accordo il Carroccio. Tanto meno un governo tecnico, soluzione che i leghisti storicamente aborriscono. L’orizzonte politico è fosco, i problemi dell’economia sono tanti e l’incertezza cresce. Ma il partito di Bossi, almeno in questa fase, non lavorerà per fare cadere l’esecutivo guidato da Silvio Berlusconi.
È lo stesso ministro delle Riforme a spiegarlo, mentre passeggia per il Transatlantico circondato da giornalisti. Il governo, gli chiedono, può stare tranquillo, arriverà fino al termine della legislatura? E, di fronte a questa terza domanda, Bossi decide di rispondere con delle parole: «Beh, la fine della legislatura... un governo non può stare mai tranquillo». Che cos’è, una minaccia? Un modo come un altro per tenere il Cavaliere sotto pressione? No, assicura il Senatùr, non è dal Carroccio che il presidente del Consiglio si deve guardare. Infatti, dice, «un governo deve sempre temere quando si tratta di fronteggiare dei poteri. Attentati, attacchi... bisogna sempre aver paura di chi sta dietro l’angolo».
Dunque, tutto può succedere. Quanto però ad un esecutivo tecnico, di decantazione, quello il centrosinistra se lo può scordare. «Tanto, prima devono comunque venirne a parlare con me. Altrimenti, se lo facciano da soli, se davvero pensano di riuscirci». Il Carroccio, si sa, è da sempre nemico della tecnocrazia e dei «poteri forti». Ma adesso che quest’ipotesi è sul campo, Bossi non si fida e vuole dare battaglia.
Segnali ruvidi, in qualche maniera contrastanti, che riflettono la sofferenza leghista del momento. Il principale alleato di Berlusconi, che ha dovuto sacrificare il suo tradizionale euroscetticismo in nome dell’interesse generale del Paese, ora mostra un po’ di disagio ed è tentato dal tenersi le mani libere su altri argomenti. Come le autorizzazioni agli arresti. Oggi ad esempio il caso Papa arriverà finalmente alla giunta per le autorizzazioni.

Come si comporterà la Lega? Bossi non ha dubbi: «Meglio di sì, meglio votare per l’arresto». Poi toccherà al ministro dell’Agricoltura Saverio Romano, che qualcuno vuole sfiduciare: quale sarà l’atteggiamento del Carroccio?

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