da Milano
Dallo scoppio dell'influenza aviaria a oggi il mercato delle carni bianche ha registrato una contrazione dei consumi pari al 30-35%. Non solo: i prezzi di vendita si sono contratti del 35-45%, mentre le perdite del settore avicolo sono valutabili intorno ai 500-600 milioni. È quanto emerge da uno studio sui problemi del mercato avicolo realizzato dall'Istituto Piepoli di Milano e presentato agli associati di Avitalia al Mercato di Forlì. Lo studio si riferisce al periodo ottobre 2005-gennaio 2006 e si basa su un campione di 500 casi distribuiti in tutta la Penisola italiana. «La percentuale di famiglie italiane che ha percepito di diminuire il consumo di carni bianche da ottobre a oggi è oscillata dal 37% al 29%, e risalita in gennaio con il riemergere dei casi in Turchia al 34%», ha spiegato Massimo Papa, dell'Istituto Piepoli. «In altre parole ad ogni notizia allarmistica sul settore si è verificato uno spostamento nei consumi di carni bianche pari a circa il 5%, a testimonianza di un mercato altamente emotivo alle informazioni».
Sempre dalla ricerca è risultato che la riduzione o addirittura l'abolizione delle carni bianche ha interessato soprattutto il Sud e le isole (43%), il Nord-Ovest (34%) e il Centro Italia (32%). In maniera molto limitata il Nord-Est (19%). Ha interessato in maniera quasi uniforme maschi e femmine, riguardando quasi tutte le fasce di età, con una leggera preminenza degli anziani (over 55) la cui contrazione è stata del 37%, fino ai 34 anni (34%), in minor misura nella fascia di mezzo (31%). «Questi semplici dati non fanno altro che confermare la situazione di crisi di un settore da cinque mesi in piena emergenza».
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