Cronache

Persino Ponzio Pilato ebbe l’educazione di chiedere al popolo

Persino Ponzio Pilato ebbe l’educazione di chiedere al popolo

(...) un po' supereroi della Marvel un po' vergini seminaristi, facciano un giro gratis in parlamento. Ho sempre diffidato di chi si offre gratuitamente per lavorare, ancor di più di chi è disposto a rinunciare ad uno stipendio di sei milioni di euro all'anno per andare a fare il ministro. Josef Roth diceva «le puttane sono le uniche donne oneste perché presentano il conto subito». Come dargli torto. Che il governo Berlusconi implorasse un colpo di grazia non c'è dubbio. Che non ci fosse un'opposizione in grado di infliggerglielo pure. Ma, se è vero che la Sovranità appartiene al Popolo, sarebbe stata cortesia chiedere al Popolo chi voleva. Pure Pilato ebbe questo minimo di educazione.
Se le cose sono andate come sono andate ed un Governo non eletto dal Popolo siede in Parlamento, escludendo l'ipotesi supereroi e seminaristi, a me vengono in mente solo altre due soluzioni.
O siamo totalmente in balìa delle banche che prima causano la crisi economica indi decidono di mandare i loro rappresentanti in Parlamento senza neppure far la fatica di simulare una campagna elettorale, oppure la politica tutta, da destra a sinistra, ha deciso di assoldare dei killer che vadano a fare il lavoro sporco. Tutti pronti, dopo qualche manfrina, a fare un passo indietro, cedendo il campo a chi si sporcherà le mani facendo quelle riforme banali che però nessuno vuole fare per non perdere le prossime elezioni. Il popolo bue di cui sopra pare oggi accettare come necessario ciò che non avrebbe mai digerito da un Governo legittimamente eletto: un po' di tasse in più per quelli che le tasse le pagano sempre e comunque. Ici sulla prima casa e innalzamento dell'età pensionabile non mi paiono geniali idee di un brillante bocconiano, ma due conti da amministratore di condominio.
Caro Massimiliano, detto ciò, rimane il disagio e la paura.
Il disagio è quello di vivere dentro un Truman Show, dove tutto è irreale, dove niente è quello che è e dove la gente non è più Popolo ma spettatore, comparsa al massimo. Dove il voto, quello sacro, quello su cui si fonda una democrazia, quello per cui si dovrebbe essere sempre disposti a imbracciare un fucile, quello per cui in ogni minuscolo paese della nostra Italia c'è una lapide con un elenco di ragazzi che non son tornati da una qualche guerra, è confuso con il televoto che si consuma in un click, tra un pop corn e una birra, stravaccati sul divano.
La paura è quella di capire che il nemico si fa immateriale ed inafferrabile. Un tempo c'era un fronte. Il nemico ti invadeva in armi. Oggi no. Il colpo di Stato si è consumato senza spargimenti di sangue. Il nuovo primo ministro svolazza a Bruxelles inchinandosi ai nostri padroni; promettiamo di fare i compiti, di non frequentare più il nemico di classe donnaiolo e gaffeur, e forse a settembre saremo pure promossi. Caro Massimiliano, ti scrivo tutto questo senza alcuna nostalgia per un Governo che, al pari di quello Prodi, è stato in molti casi impresentabile; ti scrivo tutto questo senza alcuna nostalgia per un Governo che della non Cultura ha fatto un manifesto, un Governo indifendibile. Per fortuna o purtroppo i Governi legittimamente eletti rappresentano il popolo con pregi e difetti. Forse molti di noi non riuscivano ad accettare l'immagine riflessa nello specchio. Ora lo specchio è infranto. Le rughe restano.


*cons. amministrazione Carlo Felice

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