Andrea Carnevale, la confessione choc dell'ex calciatore: "Mio padre uccise mia madre con un'ascia"

Il racconto choc dell'ex calciatore Andrea Carnevale: dall'omicidio della madre al suicidio del padre

Andrea Carnevale, la confessione choc dell'ex calciatore: "Mio padre uccise mia madre con un'ascia"
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Si intitola Il destino di un bomber il libro autobiografico edito da 66thand2nd in cui Andrea Carnevale, ex calciatore che ha militato (tra gli altri) nella Roma e nel Napoli, ha raccontato la sua vita tutt'altro che facile. Dall'infanzia violenta alla sofferenza che lo ha segnato, dal matrimonio fallito con Paola Perego ai tanti picchi che la sua carriera ha raggiunto. Ed è soprattutto sugli anni formativi dell'adolescenza che Andrea Carnevale si sofferma, ricordando quando ha perso la madre a soli quattordici anni. Un lutto già di per sé terribile, capace di destabilizzare anche persone ben più adulte di un ragazzino di 14 anni, ma che nel caso del calciatore si veste dell'orrore dell'omicidio perpetrato dal padre.

Come ha raccontato lo stesso Carnevale in un'intervista con Il Messaggero, era il 25 settembre 1975 quando suo padre Gaetano Carnevale afferrò il manico di un'ascia e usò l'arma per uccidere Filomena Pietricola. La donna, di quarantuno anni e madre di sette figli, si era recata di primo mattino nei pressi del torrente San Vito, che scorre tra Monte San Biagio e Fondi. Ed era impegnata proprio a lavare i panni quando il marito, di tre anni più vecchio, la raggiunse alle spalle e la uccise colpendola due volte con l'ascia. Subito dopo il femminicidio, l'uomo indossò il suo abito migliore, svuotò il libretto dei risparmi e cercò di scappare. Il suo piano, però, non si concretizzò e venne fermato dalle forze dell'ordine. Su Today si legge il racconto fatto dal calciatore, che ricorda: "Papà era molto geloso, a casa c'era un clima di terrore, io ero lì quando lei prendeva schiaffi, botte. Insulti. Fino a quella mattina del 25 settembre del 1975: lui si è svegliato, ha preso l'ascia. Ha raggiunto mamma che stava lavando i panni nel fiume vicino casa. È andato ad ammazzarla. Sono corso lì, ho raccolto il sangue di mia madre e sono andato dai carabinieri: 'Lo vedete adesso il sangue?'" Una chiosa, quest'ultima, che serve a sottolineare la rabbia di Andrea Carnevale per tutte le denunce andate a vuoto, quando confessando ciò che avveniva all'interno della sua casa, le forze dell'ordine gli rispondevano di non poter fare nulla finché non c'era del sangue.

Gaetano Carnevale venne internato nel manicomio criminale di Aversa. Andrea Carnevale, come ha raccontato in prima persona, lascerà passare due anni prima di avere il coraggio o la forza di andarlo a trovare. Il desiderio di quell'adolescente dal futuro apparentemente spezzato era quello di guardare in faccia il padre, che di colpo si era trasformato nel mostro che gli aveva tolto tutto. E l'ex calciatore ha ricordato: "In qualche modo l'ho perdonato, con la consapevolezza di avere di fronte un uomo molto malato. Per tanti anni ho vissuto il dolore ma anche il timore di essere come lui. No, non sono lui. Questo ho capito quando l'ho visto. Ed è stato il primo passo verso la liberazione".

La vita dell'ex calciatore, ora dirigente dell'Udinese, non aveva però esaurito le tragedie. Nel 1983, mentre è ancora internato nel manicomio, Gaetano Carnevale decide di togliersi la vita. Andrea Carnevale, che nel frattempo era stato cresciuto dalle sorelle maggiori, aveva già esordito nel mondo del calcio e giocava con la maglia dell'Avellino. Sembrava che fosse giunto il momento della rivalsa, il riscatto dopo quegli anni durissimi e pieni di orrore.

E proprio in mezzo agli esordi di una carriera che lo avrebbe portato anche a indossare la maglia della Nazionale Azzurra, Andrea Carnevale fu costretto a vedere in faccia la morte e il suicidio del suo padre. Il ricordo è agghiacciante. "Papà era schizofrenico. Non è mai stato curato," spiega, ""si è tolto la vita lanciandosi da una finestra. Davanti ai miei occhi."

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