"Per essere benvoluto devi essere miserabile": Briatore difende Sinner

In Italia si perdona tutto ma non il successo: è questo il senso della difesa di Flavio Briatore nei confronti di Jannik Sinner ultimamente bersagliato da una certa critica per la rinuncia alla Coppa Davis

"Per essere benvoluto devi essere miserabile": Briatore difende Sinner
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Senza mai parlare apertamente della Coppa Davis (ma il riferimento è chiaro), l'imprenditore e dirigente d'azienda Flavio Briatore ha difeso a spada tratta il numero due del tennis mondiale, Jannik Sinner, oggetto di pesanti critiche nell'ultimo periodo soprattutto per aver scelto di rinunciare a indossare la maglia dell'Italtennis impegnata nella prossima edizione di Coppa Davis ma non solo visto che c'è chi continua a prendersela per la sua residenza monegasca.

"Se non sei miserabile..."

L'occasione per parlare di tennis (e non solo) è stata l'inaugurazione del suo Crazy Pizza nel cuore di Torino a due passi da Piazza Castello. Quando gli è stato chiesto cosa pensa dell'altoatesino, Briatore se l'è presa con una parte dei critici che invece di essere felici per il lustro che porta all'Italia e a questo sport gli dà addosso. "Jannik Sinner è un campione straordinario, ma invece di supportarlo, viene criticato. Ad esempio perché vive a Montecarlo. Accade a chiunque abbia successo: in Italia per essere benvoluto devi essere un miserabile".

L'affondo di Briatore

L'imprenditore ha poi detto la sua sull'evoluzione del tennis moderno che considera "noioso perché più o meno i primi dieci, quindici sparano tutti bene, forte”, ha aggiunto, sottolineando poi che da quando alla ribalta c'è Sinner "siamo tutti tennisti, quando c’era Tomba eravamo tutti sciatori, quando c’era Luna Rossa eravamo tutti velisti anche se non avevamo mai visto una barca".

Le polemiche sul nuovo locale

Ma non c'è soltanto il tennis: Briatore ha risposto per le rime alle polemiche sull'apertura del suo locale nel centro del capoluogo piemontese rispondendo, anche qui per le rime, agli scettici. "Perché Torino? Perché no. Non capisco lo stupore, Io manco da quarant’anni da questa città ma perché non dovrebbe essere pronta, è una città molto bella, ha tantissime cose, ora anche il tennis e tante altre cose, forse dovrebbe valorizzare un po' di più le sue capacità e le sue priorità".

Per concludere il suo pensiero, il dirigente ha ricordato ai suoi detrattori di essere partiti con il primo Crazy Pizza "nel 2019 e poi ci siamo allargati nel mondo, credo che in Italia abbiamo quasi finito.

Abbiamo creato una realtà, siamo partiti da un'idea molto semplice, quella della pizza. La creatività di un imprenditore è quella di creare posti di lavoro e noi lo facciamo, creiamo opportunità. E poi una pizzeria così non esisteva".

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