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Adesso Harry rivuole la scorta: il caso davanti all'Alta Corte di Londra

L’Alta Corte di Londra sta riesaminando il ricorso presentato dal principe Harry per riottenere la scorta, un privilegio perduto con la Megxit

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Il principe Harry non demorde, rivuole il servizio di sicurezza revocatogli dall’Home Office (ministero dell’Interno) dopo la Megxit. Per tre giorni l’Alta Corte di Londra esaminerà il ricorso preparato dagli avvocati del duca, che hanno definito “un’ingiustizia” la decisione di privare i Sussex della security, alla stregua di un atto discriminatorio nei loro confronti. La battaglia è in corso e non si tratterebbe solo di uno scontro tra Harry e il ministero dell’Interno, ma tra il principe e la sua famiglia. Un’eventuale vittoria del duca di Sussex potrebbe ribaltare gli equilibri di potere, scrivendo un nuovo capitolo di una storia quasi totalmente inedita per la Corona.

Il caso all'Alta Corte di Londra

Per tre giorni a partire dal 5 dicembre 2023 l'Alta Corte di Londra avrà il difficile compito di studiare il ricorso presentato dagli avvocati del principe Harry e stabilire se davvero i Sussex non abbiano più diritto al servizio di sicurezza. La scelta dei duchi di Sussex di fare un passo indietro, dimettendosi dai loro incarichi pubblici nel gennaio 2020, ha dato vita a una situazione quasi del tutto nuova nella royal family. C’era già stato il “terremoto” di Stato causato dall’abdicazione di Edoardo VIII, nel 1936, ma quella vicenda, pur presentando delle similitudini con il caso di Harry, fu molto diversa, non solo perché in gioco c’era il ruolo di un monarca, ma anche per l’atteggiamento tenuto dall’ex sovrano nei confronti della Corona durante e dopo la fase di rinuncia al trono.

Uno dei problemi che si sono presentati con le dimissioni di Harry e Meghan è stato quello della scorta, visto che si tratta di un servizio pagato dai contribuenti. Se i duchi non vogliono più far parte della royal family, né svolgere i loro doveri pubblici, allora non avrebbero più diritto alla protezione riservata ai reali. Questo è stato il ragionamento dell’Home Office, nello specifico del Ravec, il comitato a cui il ministero delega la questione della sicurezza dei Windsor e di altri vip.

L’Home Office ha puntualizzato che la prerogativa della scorta verrà “decisa caso per caso” in base alla natura degli eventuali, futuri viaggi dei Sussex nel Regno Unito. Soluzione che avrebbe deluso il duca, spingendolo a presentare un ricorso all’Alta Corte di Londra. “Una decisione caso per caso comporta un’estrema insicurezza”, ha ribattuto l’avvocatessa Shaheed Fatima, che rappresenta il principe nella fase di esame del ricorso.

Mancanza di trasparenza?

L’assenza della security sarebbe motivo di gravi timori per il principe Harry, che sarebbe preoccupato per l’incolumità della sua famiglia, oltre che per la sua: “Il principe Harry ha ereditato un rischio per la sicurezza alla nascita e per tutta la vita. Rimane il sesto in linea di successione al trono, ha servito due turni di combattimento in Afghanistan e negli ultimi anni la sua famiglia è stata sottoposta a ben documentate minacce neonaziste ed estremiste…”, puntualizzarono i legali del duca nel febbraio 2022. All’epoca Harry avrebbe anche proposto di pagare l’Home Office per la sicurezza, richiesta prontamente rifiutata.

In realtà sembra che i Sussex non possano permettersi di pagare la scorta per gli anni a venire e contino moltissimo sul ripristino di quello che considerano un loro diritto. Gli avvocati del principe avrebbero costruito una strategia di difesa che fa perno sul presunto carattere discriminatorio, per nulla imparziale della decisione dell’Home Office: Harry sarebbe stato trattato in modo diverso rispetto alla royal family e il Ravec avrebbe agito in modo poco trasparente. Shaheed Fatima, citata dalla Bbc, ha spiegato in proposito: “Il Ravec avrebbe dovuto prendere in considerazione l’impatto che un attacco riuscito avrebbe avuto sul ricorrente, tenendo presente il suo status, il background, il profilo all’interno della royal family, in cui è nato e alla quale apparterrà per il resto della sua vita, il suo costante lavoro di beneficenza e il servizio al pubblico”.

L’Home Office ha ribattuto che dopo la Megxit “la posizione [di Harry] è significativamente cambiata. In tali circostanze la sicurezza non verrebbe fornita sulle stesse basi di prima”. Shaheed Fatima, però, ha insistito, portando la questione a un livello più ampio, come riportato dall’Independent: “Questo è un caso relativo al diritto alla sicurezza di una persona. Non potrebbe esserci un diritto di più grande importanza per ciascuno di noi”. Il Ministero dell’Interno ha specificato di aver garantito al principe Harry delle misure di protezione specifiche alla sua posizione.

Forse la strada per uscire da questo labirinto potrebbe passare proprio da un compromesso tra le parti.

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