
È morto Goffredo Fofi, scrittore, intellettuale, e soprattutto critico cinematografico e letterario: aveva 88 anni. Tra i suoi ruoli principali quello dell'educatore, saggista, critico letterario e soprattutto cinematografico. Ma anche animatore di riviste importanti come "Quaderni piacentini", "La Terra vista dalla Luna", "Ombre Rosse", "Linea d’Ombra" e "Gli Asini". Negli anni ha espresso la sua filosofia volta alla costruzione di una rete alternativa alla cultura del consumismo e dell'omologazione culturale. Viene ricordato soprattutto per il suo contributo nella rivalutazione di Totò, sempre snobbato in vita dalla critica cinematografica.
Fofi cresce a Gubbio. figlio di un artigiano socialista che manteneva a stento moglie e figli aggiustando biciclette e poi sarebbe andato a fare il conducente di gru a Parigi. Una famiglia modesta nella quale, però, comincia a sviluppare una passione per la lettura e per il grande schermo. A diciotto anni, si trasferisce in Sicilia, dove collabora con il filosofo e attivista Danilo Dolci nella lotta contro la mafia e a favore dei disoccupati. Ma non solo. In prima persona partecipa ai cosiddetti scioperi a rovescio, che consistevano nell’organizzare lo svolgimento spontaneo e non pagato di lavori pubblici trascurati dalle autorità, e finisce sotto processo per azioni di disobbedienza civile.
Negli Anni Sessanta si trasferisce a Parigi, dove collabora con la rivista cinematografica Positif, una volta tornato in Italia fonda la rivista Quaderni Piacentini, per poi firmare un'inchiesta "L'immigrazione meridionale a Torino". È nel 1967 che fonda Ombre rosse, rivista in cui si sente forte il suo attivismo politico e culturale. È proprio a Torino che Fofi fondò la rivista dedicata al cinema ‘Ombre rosse’, titolo che efficacemente richiamava i suoi contenuti, politicamente schierati e prossimi ai movimenti studenteschi e operai.
Centrali, negli anni, gli articoli e le analisi su cinema e letteratura che gli hanno permesso di tracciare un percorso evolutivo della società italiana, mettendone in evidenza luci e ombre. Nel 1997 fonda la rivista Lo straniero, in cui si dedica all'arte, la cultura e a temi di rilevanza sociale. Dal punto di vista prettamente politico è sempre stato lontano anche dal Pci, di cui non apprezzava appunto una certa vena conformista generatrice d’intolleranza. Fofi aveva uno spirito libertario con venature cristiane.
Una delle figure a cui si ispirava era Albert Camus, in onore del quale aveva chiamato «Lo Straniero» la rivista da lui diretta per circa vent’anni, dal 1997 al 2016. Oltre al suo contibuto per la rivalutazione di Totò, Fofi aveva dedicato studi di notevole interesse anche ad altre figure di spicco del cinema, da Alberto Sordi a Marlon Brando.