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Speculazioni, non ha prove”. Si mette male per Harry in tribunale

Per il secondo giorno consecutivo il principe Harry è stato sottoposto al controinterrogatorio del legale del Mirror, ma alcune delle sue affermazioni non corrisponderebbero alla realtà dei fatti

“Speculazioni, non ha prove”. Si mette male per Harry in tribunale
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Dopo l’esordio dello scorso 6 giugno di fronte all’Alta Corte di Londra il principe Harry è tornato in tribunale per testimoniare contro il Mirror Group Newspapers, accusato di violazione della privacy. Il duca sostiene che i tabloid abbiano distrutto la sua vita, portandolo sull’orlo della paranoia. Non tutte le sue dichiarazioni, però, sarebbero veritiere. Analizzando gli articoli contestati da Harry, emergerebbe un quadro molto diverso da quello presentato nella denuncia, in particolar modo per quel che riguarda il presunto hackeraggio del telefono del principe.

“Nel regno della speculazione totale”

Il 6 giugno 2023 l’avvocato del Mirror, Andrew Green, ha controinterrogato il principe Harry per 5 ore, incalzandolo e chiedendogli conto di ogni affermazione fatta contro i tabloid. Il duca è apparso nervoso e stanco. Molte volte, in risposta alle domande del legale, ha ripetuto “non lo so”, oppure “non sono sicuro”, o ancora “dovrebbe chiedere ai giornalisti” e “questa è una domanda per il mio team legale”. Però davanti al giudice c’era Harry, non il suo “team legale”. È stato lui (insieme ad altre celebrità) a fare la denuncia e a lui spetta l’onere di provare ciò che sostiene. Harry ha parlato della sua infanzia sotto i riflettori, della storia con Chelsy Davy, che sarebbe finita a causa delle intrusioni dei paparazzi e ha accusato il governo e la stampa di aver “toccato il fondo”.

Ha raccontato il malessere che gli avrebbero causato i media, poiché “ogni articolo mi ha fatto soffrire”. In special modo quelli riguardanti la possibilità che il vero padre del principe fosse il maggiore James Hewitt: “Mi chiedevo di continuo i motivi dietro queste voci. I giornali volevano instillare il dubbio nelle persone per farmi estromettere dalla royal family?”. L’avvocato Green ha riportato tutta la tesi della presunta persecuzione della stampa ai danni del duca ai fatti concreti verificabili, ovvero i 33 articoli contestati da Harry (per la precisione i pezzi sono 140, scritti tra il 1996 e il 2011, ma il duca ha portato in aula come prova solo questa selezione).

Analizzandoli il legale ha precisato che molte delle notizie riportate provenivano da altri media come la Bbc, da note di Palazzo o da dichiarazioni di Lady Diana. Proprio in quel frangente Harry ha avuto il primo, vero cedimento, ammettendo di “non essere sicuro” che il suo telefono fosse stato hackerato. Green non gli ha dato scampo: “Non è certo? Questa non è una risposta”, ha ribattuto, provocando: “Non siamo, principe Harry, nel regno della speculazione totale?”.

“Pubblico interesse”

Finora la strategia del principe Harry non sembra vincente. Il 7 giugno 2023, al secondo giorno di udienza, il tenore delle dichiarazioni non è cambiato. Green ha ripreso a controinterrogare il duca chiedendo: “Cosa rende una storia su di lei di pubblico interesse e, dunque, legittima?”. Domanda che Harry doveva aspettarsi, perché il 6 giugno 2023 ha detto di non capire “in che modo i dettagli intimi…delle mie relazioni… possano avere qualcosa a che vedere con il benessere della società e…essere di pubblico interesse”.

La risposta del principe lascia sbigottiti: “Un infortunio tale da mettermi in pericolo di vita”. A quel punto l’avvocato ha mostrato un articolo del People del 2005, dal titolo “Harry Carry!”, che racconta di un infortunio subìto dal duca, per cui venne esonerato dall’addestramento militare a Sandhurst. Per il principe quel pezzo riporta troppi dettagli riservati, per Green quegli stessi dettagli erano già stati diffusi da Buckingham Palace.

Green ha messo in dubbio la validità della tesi di Harry con un'altra domanda provocatoria dal punto di vista del Mirror, naturalmente: "Se la corte scoprisse che il suo telefono non è mai stato hackerato da un giornalista di Mirror News Group, sarebbe sollevato o deluso?". Harry ha eluso la domanda rispondendo che l'intercettazione dei messaggi è stata fatta su "scala industriale". Poi ha ha ribattuto, nel modo più sbagliato possibile (e un tantino infantile, come a voler mettere le mani avanti), dicendo: “Sarebbe un’ingiustizia se perdessi”. Green ha incalzato: "Vuole dunque essere stato hackerato?". ""Nessuno vuole che il suo telefono sia hackerato", ha dichiarato Harry. La reale “ingiustizia” sarebbe non far trionfare la verità, da qualunque parte essa sia (ammesso che stia da una parte sola).

Chelsy era “furiosa”

Andrew Green ha analizzato un altro articolo in cui si parla di Harry “beccato” in uno “squallido locale per spogliarelli” e della reazione "furiosa" dell'allora fidanzata Chelsy Davy, che sarebbe stata anche "profondamente disgustata da Harry dopo le tre epocali discussioni", come ha scritto il People in un altro articolo del settembre 2007. Per il principe quelle informazioni era state ottenute pagando investigatori privati, mentre il legale del Mirror ha sostenuto che fossero state riportate da altri giornali e che la rabbia di Chelsy non fosse chissà quale scoop, ma una logica conseguenza dell’accaduto.

Harry ha anche rivelato di aver trovato un dispositivo di localizzazione sull'auto della Davy e contestato un articolo relativo alla fine della sua relazione con Chelsy Davy. Infatti il Mirror avrebbe riportato la notizia secondo cui dopo la separazione della coppia il principe avrebbe iniziato a esagerare con la vodka. Green ha precisato che la storia arriverebbe da fonti di Palazzo e che dimostrerebbe il classico “annegare i dispiaceri nell’alcol”, mentre il principe è certo che si tratti di intercettazioni illegali riportate in modo da farlo apparire dedito all’alcol e insensibile alla fine della sua storia d’amore.

“Depressione e paranoia”

Si mette piuttosto male per Harry. Tutte le volte in cui Andrew Green lo ha provocato, presentando una teoria suffragata da circostanze e date, lui ha avuto una reazione confusa. Non è stato in grado di ribattere a tono, come se non fosse preparato a rispondere (sarebbe strano, oltre che inammissibile, se fosse così), a difendersi e a dimostrare, ma solo ad attaccare, aggrappandosi ai noti argomenti della “depressione” e della “paranoia” che i media gli avrebbero provocato. L’avvocato Green ritiene che dal principe siano arrivate "solo speculazioni” e non ci sia uno straccio di prova dell’hackeraggio.

Vedremo se Harry saprà essere più convincente e più preciso nella sua esposizione.

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