La Lazio chiude la stagione casalinga con una cornice di pubblico che mai sera vista questanno, alle pendici di Monte Mario. No, non cera il pienone, ma almeno stavolta erano presenti gli assenti ingiustificati di inizio anno, quelli che hanno trascorso la fase ascendente del campionato a contestare il gestore di Formello, il maleamato Claudio Lotito. E alla fine si sono alzati tutti in piedi per una duplice standing ovation. La prima offerta ad Angelo Peruzzi, allultimo atto in maglia biancoceleste, laltra dedicata a Delio Rossi, quasi a fargli capire che a Torino, sponda bianconera del Po, non troverebbe certo atmosfere simili né.... unaltra fontana dove tuffarsi dopo la vittoria in un derby. Così, annotato un pareggio a reti inviolate col quasi salvo Parma e il fatto che i laziali mantengono la terza posizione, risulta chiaro come il sentimento daffetto nutrito dalla piazza sia in risalita. «Si vive di risultati ma anche di soddisfazioni», ha sentenziato a fine partita Rossi, che ha aggiunto: «Il discorso vale per me e sono contento di aver ricompensato la stima nei miei confronti». Poi il Rossi-pensiero si è soffermato su Peruzzi: «Non ci sono numeri 1 italiani che hanno giocato a quei livelli, vincendo tutto, e senza andare mai sopra le righe. Ho provato inutilmente a fargli cambiare idea». E ancora, stavolta sulla squadra: «Secondo me questa formazione ha ancora margini di miglioramento, ma non bisogna cullarsi su quello fatto sinora, anche perché lanno prossimo avremo tre competizioni da affrontare e non dobbiamo farci trovare impreparati».
Di Peruzzi, scrivevamo. Non ha parlato, come sua abitudine, e se nè andato in punta di piedi, non prima di raccogliere, accompagnato dai figli, lultimo applauso. Ha solo sussurrato, in risposta a un giornalista che lo ringraziava per quel che ha dato al football nel corso della sua ventennale carriera, un sincero «grazie a voi che mavete sopportato». Visibilmente emozionato, va detto che il saltimbanco di Blera ieri pomeriggio ha stretto centinaia di mani e ricevuto lomaggio del suo erede Berni che gli si è parato davanti alzando la maglia numero 14 per fargli leggere una dedica speciale: «651 volte grazie».
Non poteva mancare il commento di Lotito.
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