Il peso del nonno

Gli hanno attribuito una trentina di figli avuti da due mogli e da un numero imprecisato di compagne, ma su Lucian Freud (nella foto l’autoritratto), più che la folta discendenza, grava l’ombra del nonno Sigmund. Freud è un nome troppo ingombrante per poter parlare del nipote prescindendo dal grande e discusso autore dell’Interpretazione dei sogni. Così, alla vigilia della retrospettiva che si apre l’11 giugno a cinquant’anni dalla prima mostra veneziana di Lucian, l’ultraottantenne artista occupa le pagine dei settimanali, protagonista di un gossip che non ha nulla da invidiare ad altri recenti e celebrati pettegolezzi internazionali. Già la sua vita si presta a una leggenda ambigua. La nascita, nella Berlino espressionista e trasgressiva del 1922, da una ricca famiglia ebraica, la fuga a Londra nel 1933, la «carriera» di studente neghittoso e ribelle e la disordinata bohème nel quartiere malfamato di Paddington, l’amicizia con un altro geniale e tormentato artista come Francis Bacon, la scontrosità del carattere e la perenne ossessione di ritrarre: le mogli, le amanti, le figlie. Tutte nude.

Ce n’è abbastanza per invitare a tortuosi e oscuri percorsi che affondano nelle speculazioni intellettuali di Sigmund Freud e arrivano al fascino dei discendenti, oggetto oggi della curiosità giornalistica molto più di quanto lo sia la pittura di Lucian: dalla contraddittoria figlia Bella (ex punk dal torbido passato) alla nipote May Cornet, trentenne artista concettuale, fino al nipote Matthew il cui sogno è aprire uno studio di psicanalisi a Los Angeles scrivendo sulla porta «Doctor Freud».

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