Gli anni scorrono via veloci, ma Alessandro Petacchi è ancora il più veloce di tutti. Prima volata, primo gol per il 36enne velocista spezzino, che torna al Tour dopo sei lunghi anni e dopo sette torna ad assaporare il sapore della vittoria. «Per un certo periodo ero io a non volerci venire qui in Francia racconta poi quando volevo tornarci, mi hanno fermato per una vicenda assurda di doping che ancora oggi non digerisco (salbutamolo, troppi puf per curare la sua asma da sforzo, era il 2007, ndr), infine la lenta risalita».
«Ringrazio Fabio Bordonali che mi prese quando forse nessuno mi avrebbe preso, consentendomi di correre in un piccolo team, ma oggi ringrazio la Lampre e Beppe Saronni, perché mi hanno consentito di tornare nella serie A del ciclismo. Se loro non avessero creduto in me, nonostante i miei 36 anni, io oggi non sarei qui al Tour a commentare questa vittoria».
Torna al Tour dopo sei anni e coglie al primo colpo la sua quinta vittoria di tappa nella più importante corsa a tappe del mondo. Sesto successo stagionale, 159 in carriera, anche se per lui la contabilità è un po diversa. «Per quella squalifica mi hanno levato in un sol colpo 13 vittorie, di cui 5 al Giro spiega -. Però per me le vittorie sono e restano 172».
Vittoria bella, piena, con una progressione rabbiosa, uno sparo ai 300 metri che ha ricordato quello di Goodwood per il titolo mondiale, del suo idolo Beppe Saronni. «No, non scherziamo, quello di Beppe resta inimitabile, però penso di essere stato bravo a restare prima in piedi e poi a lasciarmi alle spalle tutti. Questa è davvero una delle soddisfazioni più grandi della mia carriera. Vincere al Tour, alla mia età, sotto gli occhi di Eddy Merckx (ieri il Tour ha onorato il più grande ciclistica di tutti i tempi, ndr) non è cosa di tutti i giorni».
È restato in piedi. Proprio così: sembrava che alle spalle del Peta ci fosse uninvisibile diga. Dietro di lui succede di tutto: sbandate e cadute, grovigli e ammucchiate. Lui dal groviglio ne esce indenne, in una tappa che è stata caratterizzata come da previsioni dai tomboloni. Per terra ci finisce anche Ivan Basso, tirato giù da un cane che finisce in mezzo al gruppo. Niente di preoccupante, solo qualche botta ed escoriazione: cambio di bicicletta e di una scarpetta, poi risale in bici e conclude la corsa.
Per terra ci finisce anche la maglia gialla, Fabian Cancellara.
Oggi seconda tappa, tutta belga, da Bruxelles a Spa, sulle cotes delle Ardenne. Tappa per attaccanti, ma anche per velocisti che hanno voglia di ingaggiare una rivincita con il nostro Petacchi.