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Petacchi furioso con una curva «Dovrò vincere partendo da fermo»

«Penso a questa volata da un anno, ma sarà durissima per quell’inversione a U a 600 metri dal traguardo che ci farà scendere a 20 all’ora»

Pier Augusto Stagi

da Madrid

Gli manca solo di lanciare la volata, se ci sarà. È dallo scorso mese di novembre che Alessandro Petacchi corre pensando allo sprint di Madrid, se ci sarà. A Donoratico, primi di febbraio, aveva lanciato la sua lunga volata, che l'ha portato a vincere prima la Sanremo, poi quattro tappe al Giro d'Italia, poi cinque alla Vuelta di Spagna: in tutto, fino ad oggi, ventotto vittorie stagionali (nessuno come lui), 108 in carriera. Petacchi quella volata l'ha pensata e ripensata già mille volte. Qui a Madrid sta cercando di pensarci il meno possibile, ma ha capito che l'arrivo posto davanti al mitico Bernabeu può fare al caso suo.
«Il percorso è bello, l'arrivo è praticamente assurdo: con quella curva a U posta a 600 metri... Non è un circuito alla Zolder - spiega Petacchi -. Là non c'era davvero un solo metro di salita, qui sarà invece tutta un'altra musica. È un tracciato nervoso e penso che la corsa sarà di difficile controllo almeno per due ragioni: una perché ci saranno nazioni che non dispongono di corridori veloci che faranno di tutto per spaccare il gruppo e non arrivare allo sprint, e poi perché le nazioni più forti, come la nostra, correranno in nove anziché in dodici. La corsa sarà meno controllata e controllabile».
Che corsa si immagina?
«Molti proveranno ad attaccare nella salita centrale in mezzo al parco e anche nella successiva, ma se la squadra lavorerà bene si potrà arrivare allo sprint, perché in fuga si sta male. A ruota, invece, si sta bene anche se non benissimo. Lo ripeto, non è il mondiale di Zolder, e per questo ci vuole gente forte, preparata, capace di stare al vento e in grado di essere intercambiabile. Io sono fiducioso: molti pensano che la volata sia ormai una cosa remota, io ci credo».
Lei dice che dopo averlo fatto per un anno, alla sfida di domenica non ci vuole più pensare. Faccia uno sforzo: che gara s'immagina?
«La mia sarà una corsa di attesa, poi a 2 giri dalla conclusione farò il punto, e se saremo tutti lì, punterò alla volata. Il punto cruciale è l'ultima curva, ai 600 metri dal traguardo: una curva a U molto difficile da affrontare, diciamo pure molto pericolosa, perché si arriverà a tutta velocità, ad oltre 70 all'ora in un tratto di strada in leggera discesa, dove tutti cercheranno di prendere la posizione migliore. Mi auguro che i miei avversari si scannino per prendermi la ruota, così bruceranno un po' di energie. Io vorrei avere due compagni davanti, che mi portino in progressione fino ai 200 metri, e tutti gli altri dietro, a protezione della mia ruota, in modo da non consentire a nessuno di avanzare né da destra né da sinistra. Quei 200 metri finali saranno interminabili, dopo una corsa di oltre 270 chilometri, e saranno durissimi perché leggermente in salita. La curva a U ci obbligherà a fare una partenza da fermo, perché lì la frenata ci obbligherà a scendere ai 20-25 all'ora. La chiave di tutto questo? Il rapporto da adottare. La scelta l'ho fatta, spero che sia quella giusta, ma non la dico per maggior sicurezza. Potrebbero compiarmi».
Mancherà il beniamino di casa, il campione del mondo in carica, Oscar Freire che di mondiali se ne intende, avendone vinti tre: sarà un'assenza che si farà sentire?
«L'assenza di Freire per noi è un grave svantaggio, perché uno come lui ci avrebbe aiutato a tenere la corsa: i suoi interessi sarebbero coincisi con i nostri. Così, invece, sarà una gara più difficile, aperta, apertissima, con Zabel, Hushovd, McEwen e Boonen, clienti scomodissimi in caso di arrivo in volata. Il rivale più pericoloso? Robbie McEwen: la curva può agervolarlo nella ricerca della posizione migliore. Anche se ritengo che sarà difficile arrivare allo sprint a ranghi compatti. La corsa sarà dura, vedrete, e ci sarà da far fatica. Vincerà chi avrà le gambe più reattive dopo sette ore di corsa. Io sono pronto per lo sprint finale.

Se sarà sprint, io ci sarò».

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