Petacchi scommette lo stipendio sull’innocenza

Lo sprinter firma la carta dell’Uci: se verrà squalificato dovrà devolvere un milione e mezzo alla lotta antidoping. La Procura chiede 4 anni per Muraglia

Petacchi scommette lo stipendio sull’innocenza

Petacchi gioca 1 milione e mezzo di euro sulla ruota di Londra. Lui e la sua squadra al Tour ci credono ancora, nonostante le notizie tutt’altro che confortanti che giungono da Roma (Torri dovrebbe decidere tra domani sera e venerdì mattina, ma il deferimento pare scontato). Lui ci spera e per questo ha deciso di firmare il documento dell’Uci con il quale ogni corridore si impegna a versare un anno del proprio stipendio se finisse implicato in vicende di doping (il documento è successivo alla data della sua positività al Giro, questa è probabilmente l’unica scappatoia).
Petacchi spera, Caruso impreca: «Torri mi ha letteralmente tradito». È di ieri la decisione del capo della Procura Antidoping del Coni, di deferire alla Disciplinare della Federciclismo sia Giuseppe Muraglia che Gianpaolo Caruso: quattro anni per il primo, due per il secondo. Un due più due per Muraglia (inchiesta «Oil for drug» e positività alla Clasica de Almeria) e due anni per Caruso, il quale aveva chiesto di incontrare Torri spontaneamente. «Avevo già perso il Giro d’Italia e visto che volevo correre il Tour ho chiesto un’audizione volontaria per chiedere la mia posizione. Sono andato a Roma l’11 giugno, mi aveva assicurato che, non essendoci elementi a mio carico, mi avrebbe mandato una lettera con la quale dichiarava che nulla c’era sul mio conto. Poi mi ha chiamato il mio avvocato comunicandomi il deferimento: mi è caduto il mondo addosso».
Non andrà davanti ad un plotone di esecuzione, ma di certo l’incontro di oggi ad Amsterdam per Gian Luigi Stanga non sarà una gita di piacere. Il team manager della Milram di Petacchi, chiamato in causa dal pentito Jorg Jaksche, dovrà dare spiegazioni convincenti sul suo operato ai dirigenti della Nordmilch, proprietaria del marchio Milram. «Io sono sereno e sono pronto a spiegare tutto – ci ha detto Stanga -. Chiedete a Guerini, a Axel Merckx, a Martinelli o a Dirk Baldinger, compagno di stanza di Jaksche ai tempi della Polti...».
«Ho trascorso tre anni bellissimi (’95-97) con Gianluigi – ci ha spiegato proprio Baldinger, che ha smesso di correre nel 2001 -.

Quello che ha detto Jaksche mi ha davvero sorpreso, non capisco cosa gli sia successo, forse sta passando davvero un momento molto difficile della sua vita. Cosa ricordo di Jorg? Era un ragazzo esuberante e promettente, poi l’ho perso di vista...». Sarebbe disposto a testimoniare in favore di Stanga? «Non avrei dubbi. Gian Luigi è un galantuomo».

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