Pete Seeger: il sound di un’America che non c’è più

Dopo che Springsteen gli ha dedicato un disco, escono tre antologie dell’anziano re del folk

Antonio Lodetti

Pete Seeger, l’uomo del banjo che fece uscire dall’ombra la musica folk americana per portarla dalle strade polverose in testa alle classifiche, è tornato di moda ora che Bruce Springsteen ha rivissuto le sue canzoni nel fortunato album The Seeger Sessions. Ma Seeger, che viaggia verso i novant’anni, continua a suonare nei club, nelle università, nelle piazze, mantenendo l’antico spirito conservatore (in campo musicale) e ribelle (nel sociale). Compagno di strada di Woody Guthrie (più intellettuale e metropolitano del glorioso Woody) Seeger ha combattuto al suo fianco le lotte sindacali con l’arma del canto di protesta; è stato negli Almanac Singers e poi alla guida dei Weavers, dal suo pulpito profano ha nobilitato (senza svilirla né mai commercializzarla) la musica folk.
Seeger, attivo sulla scena dai primi anni Quaranta, sfonda nel 49 coi Weavers, quando l’industria discografica guarda ancora il folk con diffidenza e i suoi protagonisti come «campagnoli ignoranti». Insieme a Lee Hays, Ronnie Gilbert, Fred Hellerman spezza quel tabù irrompendo in vetta alle hit parade con Goodnight Irene, una malinconica melodia resa famosa dal bluesman Leadbelly. Da allora Seeger è un vate dell’american music; con l’asciutto e risonante accompagnamento del banjo e il canto febbrile, partecipato, interpreta un vasto terreno folclorico dai mille registri passando dal blues ai canti africani come Wimoweh (The Lion Sleeps Tonight). Ha composto brani famosi (We Shall Overcome, manifesto pacifista, l’ha scritta interpolando due antichi spiritual) e ha personalizzato e reso famose le canzoni più amate dall’America «on the road». Per gli springsteeniani che vogliono confrontare le versioni del Boss con gli originali, la Egea pubblica ora tre cd dell’anziano bardo: American Industrial Ballads e American Favorite Ballads Volume 1 e 2. Il primo disco contiene 24 antiche ballate «di lavoro», da Hayseed Like Me e The Farmer Is the Man sulle fatiche del mondo contadino a Cotton Mill Blues sulla vita in fabbrica.

Il secondo e il terzo catturano in pieno l’affascinante e battagliera estetica di Seeger con brani come Camptown Races (eseguito alla chitarra), John Henry, Ol’ Dan Tucker, la cui glabra e asciutta estetica (mutuata dall’originale di Dan Decatur Emmett)contrasta con la colorita e un po’ caciarona versione dixieland-bluegrass di Springsteen.

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