Petra, 20 anni di fascino maremmano

C ompie vent'anni Petra, il progetto maremmano della famiglia Moretti, quella di Bellavista, e festeggia con una degustazione e una cena in uno spazio postindustriale di Milano. L'occasione per riassaggiare i vini prodotti in questi oltre cento ettari disseminati tra San Lorenzo e Campiglia Marittima, a pochi chilometri da Piombino, nel comune di Suvereto. Un territorio che sembra un placido Far West, dove a un certo punto è atterrata quella astronave postmoderna della cantina disegnata da Carlo Botta (nella foto). «Petra è un bellissimo sogno che, come una scintilla, scattò durante un viaggio di tanti anni fa con mio papà Vittorio a Bordeaux», racconta Francesca Moretti, che del progetto Petra è responsabile.

Non è un caso che i vini prodotti a Petra grazie alla zonazione fatta all'epoca dal grande Attilio Scienza, e prodotti sartorialmente dall'enologo consulente Beppe Caviola, hanno una forte ispirazione bordolese. Innervata da una filosofia produttiva fortemente orientata al rispetto della biodiversità e ai concetti della sostenibilità, sposati non per moda o per mercato ma per fare onore al potenziale espressivo di un terroir a suo modo magico.

I vini sono otto: il bianco La Balena (Viognier), il dolce Angelo di San Lorenzo e una raffica di rossi: l'Hebo, assemblaggio di Cabernet Sauvignon e Merlot; l'Alto, un Sangioveseche fa due anni di botte grande e un anno e mezzo di bottiglia; il cru Colle al Fico, da uve Syrah; il Cabernet Sauvignon Potenti; il Merlot Quercegobbe, che noi abbiamo sempre amato; e il vanto aziendale, la title track Petra, un blend di uve Cabernet Sauvignon e Merlot coltivate su terreni calcarei, fermentazione con lieviti indigeni, vinificazione in tini

tronococonici e affinamento di 18 mesi in barrique e altrettanti in bottiglia. Un vino che ha nei sentori di macchia mediterranea la sua impronta olfattiva e un corpo sontuoso ed equilibrato. Un vino aristocratico. Noblesse oblige.

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