PetroChina fa follie ora vale mille miliardi

Al primo giorno di quotazione triplica il prezzo e diventa numero uno dei listini mondiali

da Milano

Esordio col botto alla Borsa di Shanghai di PetroChina che è diventata tutto di un colpo la società con la maggiore capitalizzazione al mondo: vale in Borsa il doppio di ExxonMobil (ferma a «solo» 488 miliardi), pur con fatturato e utili ben distanti da quelli del gruppo petrolifero americano. Dopo lo sbarco alla Borsa di Shanghai, salutato ieri da un rialzo da record nella seduta di debutto, il conglomerato PetroChina ha infatti improvvisamente raggiunto la vetta tra le società mondiali per valore totale. Ai corsi attuali a Shanghai il valore delle azioni supera di 50 volte i ricavi.
Prendendo però a riferimento altri parametri, PetroChina resta lontana dalle multinazionali, e non solo del petrolio: non entra tra le prime 50 società per fatturato e la stessa Exxon genera un utile netto più che doppio rispetto alla società cinese. La raccolta dell’Ipo aveva fruttato 66,8 miliardi di yuan, circa 6,2 miliardi di euro, con l’offerta di 4 miliardi di azioni, assegnate a un prezzo unitario finale da 16,70 yuan. Ieri in apertura il titolo è schizzato a 48,60 yuan, per poi chiudere la sua prima seduta a quota 43,96 yuan (+163%). Si tratta comunque di azioni di classe «A», riservate a istituzioni e risparmiatori cinesi, precluse invece agli investitori internazionali.
E il particolare tipo di collocamento, compresa soprattutto la quota molto limitata ceduta sul mercato spiegano il balzo della quotazione. Gli analisti considerano eccessivo l’entusiasmo degli investitori cinesi e l’andamento del titolo nella più «matura» borsa di Hong Kong, dove ha segnato un ribasso del 6,63%, sembra dar loro ragione. E là, sottolinea il Financial Times online, vale solo 420 miliardi di dollari, meno della Exxon. L’86% di capitale resta saldamente in mano a Pechino, tramite la holding pubblica China National Petroleum, solo l’11,5% del capitale è quotato a Hong Kong e una quota residuale alla Borsa di New York
A sorpresa dal boom azionario di ieri è rimasto escluso (meglio, si è di fatto autoescluso giocando troppo d’anticipo) il finanziere americano Warren Buffet, che deteneva una quota nel colosso cinese del petrolio, ma che l’ha venduta tra luglio e ottobre a un prezzo compreso tra gli 11,47 e i 13,89 dollari di Hong Kong, vale a dire meno di 2 dollari americani. Al termine della giornata di contrattazioni a Shanghai, il titolo PetroChina valeva invece 43,96 yuan o 5,90 dollari americani.

Un errore che a Buffett non deve comunque essere pesato eccessivamente: grazie al suo investimento iniziale di solo 500 milioni di dollari in Petrochina nel 2003, il finanziere ha comunque intascato un profitto di 3,5 miliardi.

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