Petrolio a 135 dollari Fmi: è a rischio la crescita economica

Se si dovessero rivelare permanenti, i rincari dell’oro nero potrebbero ulteriormente compromettere l’andamento della crescita economica globale. Il Fondo: "Aggiornamento a luglio"

Petrolio a 135 dollari 
Fmi: è a rischio 
la crescita economica

Washington - Mentre il barile di petrolio vola oltre quota 135 dollari, il Fondo monetario internazionale ribadisce che i rincari dell’oro nero, se si dovessero rivelare permanenti, potrebbero ulteriormente compromettere l’andamento della crescita economica globale. Lo ha spiegato David Hawley, primo advisor del dipartimento relazioni esterne dell’Fmi, nel corso di un incontro di routine con i giornalisti.

Petrolio senza freni Questa mattina, sia il barile di Wti scambiato sul Nymex sia il Brent scambiato a Londra, hanno stabilito nuovi primati storici, insolitamente con lo stesso valore: 135,09 dollari. Interpellato sul tema, Hawley ha riletto quanto scritto dagli economisti di Washington nell’ultimo rapporto annuale sull’economia mondiale. Per ora l’Fmi non modifica le sue previsioni su crescita economica e inflazione, ma Hawley ha ricordato che a luglio verranno pubblicate delle stime aggiornate e che allora potrebbero essere effettuate revisioni, senza specificare se in positivo o negativo.

Aggiornamento a luglio Malgrado il caro-greggio, tuttavia, "il quadro generale della nostra valutazione sull’outlook economico mondiale resta per ora invariato". Il World economic outlook sarà, infatti, sottoposto a un aggiornamento in luglio. Secondo i tecnici di Washington, "i prezzi più elevati di petrolio e materie prime potrebbero avere un impatto sulla crescita se dovessero restare ai livelli ora prevalenti". Sulla crisi finanziaria, il fondo sottolinea che "gli sviluppi sul mercato del credito, compresa la capacità dimostrata dalle banche nel trovare nuove risorse, sono rassicuranti anche se sono probabili in futuro nuovi aggiustamenti nei bilanci del settore".

Crisi su 12 anni Il rally dei prezzi del petrolio non solo non finirà, ma provocherà una crisi finanziaria globale "che inizierà tra il 2010 e il 2015" e che durerà tra i 10 e i 12 anni. L’oro nero volerà fino ai 300 dollari al barile e i prezzi della benzina balzeranno fino a 15 dollari al gallone. Previsioni che fanno rabbrividire, soprattutto se si considera che a formularle è Charles T. Maxwell, battezzato come il "numero uno tra gli analisti dei mercati petroliferi". La prima volta che Maxwell, analista senior della società americana Weeden & Co (società di servizi rivolta agli investitori istituzionali), parlò di prezzi della benzina fino a 12-15 dollari al gallone (l’equivalente di 3,8 litri) fu lo scorso 5 febbraio, nel corso di una intervista concessa a Energystocks.com, sito gestito da due ex dipendenti del Wall Street Journal. A riferire stavolta delle stime dell’"oracolo" è stato oggi Robert Hirsch, consulente del mercato energetico, che ha ricordato l’analisi del suo collega al canale televisivo Cnbc. "I giorni che stiamo vivendo oggi, (con i prezzi della benzina sui 4 dollari al gallone), saranno ricordati in futuro come i bei tempi - ha detto Hirsch - E questo perché chi sta osservando attentamente i mercati ritiene che arriveremo a pagare tra i 12 e i 15 dollari al gallone.

A quel punto, quando la produzione globale di petrolio sarà in calo, dovremo razionare (i consumi). In altre parole, non solo pagheremo prezzi più alti e soffriremo problemi economici considerevoli, ma non riusciremo neanche a fare più rifornimenti di benzina nel momento in cui ne avremo bisogno". 

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