da Milano
LOpec rispetta le attese e lascia invariata la produzione di greggio a quota 28 milioni di barili al giorno. Ma nella riunione di ieri a Vienna ha preso sempre più consistenza lipotesi di decidere un taglio delloutput nel prossimo vertice previsto in dicembre. O, al più tardi, in quello già fissato per il 14 marzo 2007.
Allinterno del Cartello, del resto, sta crescendo il numero dei Paesi membri favorevoli a una riduzione produttiva in presenza di uno scenario geo-politico ed economico fortemente cambiato rispetto allo scorso 14 luglio, quando il barile era volato fino al picco storico di 78,40 dollari. In appena un paio di mesi le quotazioni si sono sgonfiate del 17% circa. E il calo non sembra volersi arrestare: ieri il Brent è sceso, per la prima volta da marzo, sotto i 64 dollari. Si tratta del sesto ribasso consecutivo: non accadeva da tre anni.
Il progressivo attenuarsi delle tensioni legate al programma di arricchimento delluranio da parte dellIran, con i rischi connessi a un blocco delle forniture del Medio Oriente, costituisce il motivo principale del ripiegamento dei prezzi del greggio, responsabili del surriscaldamento dellinflazione in Europa e negli Stati Uniti. I progressi nei negoziati tra Teheran e lUnione europea sembrano aver allontanato la minaccia di possibili sanzioni e ridotto i rischi in Medio Oriente, dicono gli analisti. Altro fattore alla base della compressione dei prezzi, lassenza di uragani nel Golfo del Messico. I margini per un ulteriore aggiustamento verso il basso delle quotazioni del petrolio esistono, soprattutto se dovesse verificarsi un eccesso di offerta. LOpec, infatti, intende correre ai ripari. «Un taglio prima non era possibile - ha spiegato ieri il presidente dellorganizzazione, Edmind Daukoru - perché cerano troppe variabili e tensioni geo-politiche». Ma ora...
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