Petrolio, fatta la pace Eni-Kazakistan

Nel consorzio l’impresa locale KazMunayGas avrà lo stesso peso delle grandi compagnie Ma ExxonMobil «si sfila»

da Milano

Accordo quasi fatto sul maxigiacimento di Kashagan tra il consorzio Kco guidato dall’Eni e il governo del Kazakistan: ieri è stato firmato un memorandum d’intesa che ha fissato i termini di base, mentre rimanda agli inizi del 2008 la definizione dei particolari. Il comunicato di Agip Kco è piuttosto stringato e informa che le discussioni proseguiranno con l’obiettivo di arrivare a una «sistemazione amichevole» per una revisione del contratto per lo sfruttamento dei campi petroliferi.
Per l’intera vicenda si tratta di una svolta importante, dopo che negli ultimi mesi la trattativa era sembrata incagliarsi più di una volta. Gli scogli erano sempre gli stessi: la compensazione chiesta da Astana per i ritardi e la richiesta di una quota maggiore nel consorzio per la ditta kazaka KazMunayGas. Di questo il comunicato non fa parola, ma secondo alcune fonti le parti sarebbero arrivate a un accordo di massima. Con un aspetto molto importante: Eni conserva l’«operatorship», in altri termini resta il leader del consorzio nonostante le manovre di ExxonMobil. Quanto alla compensazione richiesta dai kazaki, che si diceva intorno ai 7 miliardi di dollari, l’intesa prevede che sia invece inferiore, legata al prezzo del petrolio, e potrebbe oscillare quindi tra i due e i quattro-cinque miliardi.
L’altro punto spinoso, l’aumento della quota kazaka, è stato risolto come previsto. O quasi. Tutti i componenti del consorzio cederanno, infatti, una «fetta» della loro partecipazione, che andrà a rafforzare quella di KazMunayGas. Oggi Eni è operatore con il 18,52%; KazMunayGas ha una presenza dell’8,33%; ExxonMobil ha il 18,52%; Shell il 18,52%; Total il 18,52%; ConocoPhillips il 9,26%; Inpex l’8,33 per cento. I gruppi con una partecipazione maggiore (quella del 18,52%) dovrebbero scendere intorno al 16,7-16,8%, con i kazaki che si allineerebbero allo stesso livello. La cessione della partecipazione a KazMunayGas avverrebbe senza che l’Eni e gli altri gruppi abbiano una perdita, ma neppure dei guadagni. Ma qui sbuca il «quasi» citato sopra. ExxonMobil si è infatti sfilato dall’accordo su questo punto e sta trattando direttamente con il governo di Astana perché sembra che non accetti di scendere con una transazione alla pari, ma che voglia realizzare un guadagno. Ieri, tuttavia, ExxonMobil ha emesso un comunicato distensivo in cui afferma di non opporsi ad un maggior peso dei kazaki in Kashagan e che le trattative vanno avanti.


L’atmosfera si è comunque rasserenata e l’impressione che l’accordo, definito anche nei dettagli, non sia lontano. Non a caso ieri il comunicato diceva che si puntava a definire tutti i termini «al più tardi» all’inizio del 2008. E per Paolo Scaroni, amministratore delegato Eni, è un grosso successo portato a casa.

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