Economia

Il petrolio minaccia la ripresa in Eurolandia

da Milano

La crescita di Eurolandia rimane debole, frenata dal caro-petrolio che pesa sull’economia al punto da innescare un calo rispetto al primo trimestre dell’anno. È un quadro ispirato alla cautela quello che emerge dall'ultimo bollettino della Banca centrale europea, che prevede per il secondo trimestre un aumento del pil inferiore allo 0,5% messo a segno nei primi tre mesi 2005. I prezzi del greggio, che continuano a mantenersi sui 60 dollari al barile - sottolinea il bollettino mensile di Francoforte - mettono a rischio «i più recenti indicatori di lieve miglioramento», che non bastano ad identificare l’avvio «di una più sostenuta ripresa». E sono una minaccia anche per l’inflazione che, nonostante la «contenuta» dinamica salariale degli ultimi mesi, non scenderà fino a fine anno sotto al 2 per cento.
In Italia, intanto, proprio il caro-vita dà segni di rallentamento: a giugno il tasso di crescita dell’inflazione si è attestato a più 1,8% su base annua a fronte del più 1,9% registrato nei primi cinque mesi del 2005. Si tratta dell’aumento più contenuto da settembre 1999. Tra maggio e giugno l’indice dei prezzi al consumo è rimasto invece invariato. Gli aumenti più sostenuti si sono registrati nel capitolo abitazione, elettricità e combustibili con più 0,3% mensile e più 4,6% annuo, nell’abbigliamento e calzature, nei trasporti, nei servizi ricettivi. Un effetto calmierante è venuto invece da frutta e ortaggi (anche per la crisi dei consumi) e dalle telecomunicazioni.
Tornando al documento della Bce, l’incremento «del già elevato prezzo del petrolio sembra aver avuto un impatto negativo sulla domanda e sul clima di fiducia», scrive la Banca centrale, senza però sbilanciarsi troppo. Il quadro è infatti «contrastante»: «Alcuni dei più recenti indicatori evidenziano un lieve miglioramento, tuttavia non vi sono ancora segnali dell’avvio di una più sostenuta ripresa». Lo scenario è quindi caratterizzato «da un notevole grado di incertezza». Non tale però, rassicura la Bce, da compromettere del tutto le prospettive di lungo periodo: guardando infatti oltre il breve termine, «permangono motivi per attendersi un graduale miglioramento dell’attività economica».
Francoforte intanto fa la sua parte per favorire al massimo lo sviluppo: la scelta di mantenere i tassi invariati al 2%, cioè al minimo storico, va proprio in questa direzione. E la Banca sarà vigile anche sulle questioni di finanza pubblica, per fare in modo che il patto di stabilità sia applicato in modo «stringente». Politiche di bilancio «prudenti», sottolinea il bollettino, potrebbero infatti sostenere la fiducia.

Mentre, come avviene in alcuni casi, deficit troppo elevati non lasciano margini di sicurezza per manovre di bilancio.

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