Più che Piano, pianissimo. Falsa partenza in consiglio comunale: ieri alle 16.30 doveva essere il sindaco in persona ad aprire il dibattito sul piano di governo del territorio. Proprio Letizia Moratti, nel discorso alla città il 7 dicembre, ha definito senza mezzi termini «unoccasione storica per Milano», loccasione «da tutti invocata di poter disegnare il volto della nostra città, che deve offrire sempre più servizi e verde». Ieri non avrebbe usato toni morbidi nei confronti del Pd, ma non si è potuta presentare in aula per colpa di un lieve malore, un attacco di cervicale che lha costretta a tornare a casa dopo gli impegni del mattino. E che almeno le ha evitato di assistere allennesima débâcle della maggioranza. La discussione sul piano rivoluzionario non è potuta neanche iniziare per mancanza del numero legale. Lopposizione (lo aveva anticipato) rimane fuori dallaula per non offrire la stampella alla maggioranza almeno nelle prime due sedute. Dentro, rispondono allappello solo in 25. Vuoti 11 banchi del centrodestra (quasi un terzo) anche se ne bastavano 6 per raggiungere il quorum. Impegnati a Bruxelles gli europarlamentari Fidanza del Pdl e Salvini della Lega, a Roma Lorenzo Malagola. Arrivano in ritardo Fabio Altitonante - che è anche assessore alla Pianificazione del territorio della Provincia, e in quella veste ha più volte criticato il pgt -, Marco Osnato (ex An), Alessandro Fede Pellone (ex Fi). Non si vedono per nulla Carola Colombo, Barbara Ciabò, Leone Talia, Giovanni Pezzimenti e Giovanni Bozzetti. Un pdl si lascia scappare che «la colpa sta a metà tra chi sostiene il pgt, ma è disorganizzato sul serio, e chi fa finta di esserlo». Franco De Angelis del Gruppo misto ammette che «la maggioranza non ha scritto una pagina gloriosa».
Ma va in scena lo scaricarbarile. Da una parte il capogruppo del Pdl Giulio Gallera attacca duramente l«atteggiamento ostruzionista dellopposizione, siamo in una fase di dibattito generale, non si discute ancora sugli emendamenti, e tra doppi incarichi e piccoli ritardi, qualche assenza è fisiologica. Ma se invece che discutere sui contenuti di un piano epocale il centrosinistra non entra in aula e si attacca al numero dei presenti, dimostra che è inaffidabile e saltano tutti gli accordi». Quello preso poche ore prima in conferenza dei capigruppo accordava al Pd lo slittamento per la presentazione degli emendamenti dal 4 all11 gennaio. «Ora applicheremo rigidamente le regole di consiglio, la scadenza è a fine dibattito, e può scattare anche il 22 dicembre». Opposta la versione del capogruppo del Pd Pierfrancesco Majorino: «Anche in commissione poco prima siamo stati noi a garantire il numero perché si potesse licenziare il pgt. È incredibile, non si può pensare di discutere il documento più rilevante prodotto dalla giunta, senza la presenza della maggioranza. Evidentemente continuano i conflitti interni al centrodestra.
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