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Phelps e Hackett, arrivano i mostri

L’americano ama il poker, l’australiano l’aglio. Il primo vuol entrare nella storia. Il secondo non perde da 10 anni: «Sono umano, capiterà»

nostro inviato a Melbourne

Vedovo di Thorpe, Grant sta per sposarsi con Candice, che gli promette emozioni diverse rispetto a quelle vissute con il Tonno. Sognando di essere Michael Jordan, Michelone Phelps è pronto a tentare l’ennesimo poker. Un gioco che gli piace tanto, anche quando è in acqua. Tutti a carte coperte, ma spesso è lui ad aver l’oro servito.
Grant Hackett è l’australiano che qui chiamano «the machine»: uno degli imbattibili. Michael Phelps è un cannibale: l’americano ridefinito «one million dollars», ovvero la cifra che intascherà se ai Giochi di Pechino farà pari con il mito di Mark Spitz: 7 ori olimpici da portare a casa. Arrivano i mostri: quelli che, da sabato notte, riscalderanno la Rod Laver Arena di Melbourne, forse le pagine dei giornali, per ora molto freddine, e magari l’audience televisiva. Il nuoto in vasca è una delle attrazioni fatali per gli australiani, la solita miniera d’oro per gli americani.
Non ci saranno solo loro due, intendiamoci. Pieter Van den Hoogenband è il terzo mostro della compagnia, olandese volante che non ha ancora vinto un titolo mondiale: pronto a vedersela con Phelps nei 200 metri, perché Hackett, staffetta a parte, si lancia dai 400 metri in avanti. Ian Thorpe starà in tribuna a guardare e, per tutti e due, potrebbe essere un sollievo. Ora Hackett non ha più paracadute. La faccia dell’Australia che conquista il mondo è quella sua. Da dieci anni non perde i 1500 metri, ma secondo il suo ex allenatore quest’anno sarà dura, molto più dura. «Anch’io sono umano e tutti sono battibili», ha risposto lui che, prima dell'Olimpiade di Atene, ha sofferto di una infezione ai polmoni: costretto a gareggiare, e vincere, con capacità polmonare ridotta. Non teme la sofferenza: «Anzi è quella che mi spinge e mi eccita».
Più umano di sempre, da quando ha deciso di metter su casa con Candice, che in arte fa Alley, nella vita Candice Marie Giannarelli: si sposeranno in aprile, lei è cantante pop di successo, suona il piano, la chitarra, si ispira ai Rolling Stones e Bob Dylan. Domarla è stata una gran fatica. «Farle dire sì è stato più difficoltoso che vincere un oro olimpico», ha raccontato Hackett.
Grant in acqua è un vincente purosangue, anche se non ha l’impronta del protagonista come Thorpe: ha conquistato quattro titoli mondiali di fila nei 1500 metri, tre ori olimpici, in totale 17 medaglie mondiali e potrebbe far diventare «one million dollar man» il primo americano che lo batterà sui 1500 metri, una sorta di taglia imposta da uno sponsor furbo. Grant è un campione bon vivant: ama il surf, le auto veloci e i piatti di cucina. Non beve birra, limita il vino, ama pesce, crostacei e imbottirsi di aglio. «Ne mangio anche sei spicchi al giorno. Ma poi, per due giorni, tengo tutti lontano».
Insomma Grant è robot umano quanto Michael sembra una macchina da guerra. Le sue passioni sono le auto veloci, il poker e altri giochi d’azzardo. Ogni tanto combina guai fuor d'acqua, ha nella testa il Guinness dei primati. Vuole diventare il Michael Jordan bianco. «Ma soprattutto il migliore nel mondo, anzi uno dei migliori di sempre». Corre contro Hackett, Van den Hoogenband, Crocker, Cseh, ma pure contro Spitz, Michael Gross, Thorpe e chissà quanti. Ha messo in preventivo cinque gare individuali e tre staffette. Proverà ad aggiungervi qualche primato del mondo. Un mese fa ha battuto quello dei 200 farfalla. Fila a stile libero, a farfalla e nei misti.

Occupa il mondo più di quanto sia concesso a Hackett.

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