PHILIPPE DAVERIO

All'indomani dell'apertura, a Venezia, della 52ª Biennale, anche Milano discute di arte contemporanea e lo fa con un'iniziativa che ha in Philippe Daverio il vulcanico ideatore e in Credit Suisse e Mondomostre i promotori e gli organizzatori. «Daverio e contemporaneamente» è un ciclo di tre incontri dedicati al rapporto tra arte, denaro e finanza che, dopo una tappa romana, chiude ora a Milano il suo percorso d'indagine. «L'idea nasce dalla domanda crescente nell'ambiente del risparmio che vede nei movimenti del mercato dell'arte una buona ipotesi di investimento: non vogliamo offrire soluzioni definitive, anche perché non esistono. Spesso poi questi guadagni sono più illusori che oggettivi, in un mercato dove è più importante la personalità del collezionista che il picco delle quotazioni», spiega Daverio.
Nel tre incontri milanesi, a partire da oggi, si parlerà dei legami tra il design e la produzione artistica attuale, con personaggi come Gaetano Pesce e Gino Marotta, di investimenti nell'arte con collezionisti del calibro di Francesco Micheli o della giovane Beatrice Trussardi la cui Fondazione è una delle più attive sul fronte della promozione dell'arte contemporanea, e si discuterà infine del rapporto tra critici, acquirenti e artisti emergenti. Aperti a tutti e organizzati in tre sedi che rappresentano negli ultimi anni i luoghi privilegiati della fruizione dell'arte contemporanea in città (la Fondazione Pomodoro, il Superstudio Più, la Triennale), gli incontri sono gratuiti e rivolti non solo agli addetti ai lavori.
Bene-salvadanaio? Investimento per l'immagine, personale o dell'azienda? Titolo adatto alla compravendita? Il mercato dell'arte, specie quella contemporanea, che ha uno dei suoi epicentri proprio a Milano, ha un volto sfaccettato e multiforme che gli incontri organizzati da Daverio mirano a descrivere, anche con il gusto della provocazione.

«La Biennale di Venezia si è trasformata in una delle punte avanzate del mercato del lusso più che del mercato dell'arte oppure ospita ancora la ricerca intellettuale?», si domanda Daverio. E conclude: «In un mercato dell'arte come il nostro, marginale rispetto ai centri di Londra e New York, forse l'arte italiana non appare altrettanto marginale sul fronte della creatività».

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