Il più brutto ko di Griffith «Non ho più soldi per vivere»

Non è una storia nuova. Il vecchio pugile con un cappello in mano, spennato dai debiti, dal fisco (soprattutto se americano) e dal denaro perduto in mille rivoli. E più sono stati grandi, più la caduta sembra verticale. Emile Griffith è stato grande. Non tanto, e non solo, perchè tutti ce lo ricordiamo nelle tre notti contro Nino Benvenuti. Sul ring non ha avuto paura di nessuno: Dick Tiger, Rubin Carter, Denny Moyer, Luis Rodriguez, Vito Antuofermo, Tony Licata, Benny Briscoe, Carlos Monzon, Josè Napoles, Jean Claude Bouttier. Sapeva coniugare stile e potenza, bellezza del gesto e violenza del pugno. È stato campione del mondo dei pesi welter e medi, vent’anni di carriera, 24 match validi per il mondiale.
Forse ha odiato Kid Paret, l’uomo che l’aveva offeso per la sua omosessualtià. Paret morì nove giorni dopo essere stato pestato sul quadrato. Griffith mise qualcosa in più nei colpi, Paret scontò qualche colpo di troppo subito nella vita sul ring. Oggi Griffith ha 72 anni, la boxe lo ricorda tra gli immortali della Hall of fame. Ma qui si ferma la sua riconoscenza. Griffith ha il morbo di Alzheimer, quello che cancella tutti i contenitori della tua memoria. Sai chi sei, ma non sai cosa ti è capitato cinque minuti fa. Non trema come Muhammad Alì. Ricorda male, la mente che va e viene come offuscata da una nube. Ogni tanto si spegne una lampadina. Ha coraggio. Lo dimostrò quando ammise pubblicamente di essere gay: non è facile per un pugile, meno ancora per un pugile nero.
Griffith ha guadagnato buoni soldi, ma ora non ne ha più. Nemmeno per curarsi. «Emile non li ha buttati, semplicemente li ha passati quasi tutti alla sua famiglia nelle Isole Vergini». Così racconta Bill Gallo, il giornalista che Griffith è andato a trovare, al New York Daily News, per raccontargli come se la sta cavando male. E gli ha chiesto aiuto. Emile adorava Emelda la mamma. Ma doveva tener botta per quattro fratelli e quattro sorelle. La mamma è morta, Griffith non se l’è passata più tanto bene. Ora vive di un sussidio dei servizi sociali: mangia e si paga l’affitto. Ma non bastano per curarsi.
L’ex campione ha trovato una mano amica in John Pennisi, caricaturista americano, che lo ha rappresentato sulle sue stampe ed ora le vende, autografate da Emile, a 89,95 dollari. Il ricavato andrà al vecchio re. Un pensiero che Griffith merita: straordinario nella sua allegria e nel modo di prendere la vita. Pugile vero sul ring, uomo di grande umanità al di fuori. Con Benvenuti è rimasto amico. Più di una volta i due hanno avuto occasione di incontrarsi e combinare qualcosa insieme.
Nino sta pensando di dargli una mano.

All’inizio del prossimo anno lo inviterà in Italia, insieme faranno qualche conferenza. Griffith presenterà l’edizione italiana del suo libro. «Eight...Nine, Ten... and out». Come la scansione del conto finale per il pugile al tappeto. Appunto.
RiSi

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