«Più potere alle Camere contro la dittatura dei giudici»

Roma «L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e sulla centralità del Parlamento quale titolare supremo della rappresentanza politica della volontà popolare espressa mediante procedimento elettorale». Il deputato marchigiano del Pdl, Remigio Ceroni, deposita una proposta di riforma dell’articolo 1 della Costituzione, quello che attualmente recita: «L’Italia è una repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione». Un’iniziativa che punta a ribaltare il principio secondo il quale tutti i poteri dello Stato hanno pari dignità e a stabilire una precisa gerarchia esplicitamente favorevole ai rappresentanti eletti dal popolo.
Nel mirino, in particolare, ci sono i giudici e la Consulta. «Non è un mistero - spiega il parlamentare - che oggi in Italia i poteri del Parlamento e del governo sono debolissimi e tenuti sotto scacco della magistratura e della Corte costituzionale. E cioè da organi privi totalmente di rappresentanza politica, i quali, tuttavia, con un’interpretazione sempre più espansiva delle norme costituzionali ma in violazione dei principi ispiratori della Costituzione stessa, si arrogano compiti e attribuzioni che non spettano loro». Ceroni assesta una carezza non proprio amichevole anche al capo dello Stato. «Visto che al momento non è possibile fare una riforma in senso presidenziale come vorrebbe Berlusconi - spiega il deputato - per ora ribadiamo la centralità del parlamento troppo spesso mortificata, quando fa una legge, o dal presidente della Repubblica che non la firma o dalla Corte costituzionale che la abroga. Occorre ristabilire la gerarchia tra i poteri dello Stato. Se c’è un conflitto, occorre specificare quale potere è superiore». Altrimenti esiste il timore che possa «verificarsi il sopravvento di poteri non eletti dal popolo sovrano e perciò privi di rappresentanza politica, con conseguente e progressivo indebolimento della democrazia e l’instaurarsi della tirannide sotto la forma mascherata della “oclocrazia”, ossia un governo tirannico sostenuto dalle masse popolari non elette».
L’idea di Ceroni - deputato recordman di presenze in aula - di un Parlamento «uber alles» è ovviamente un’iniziativa personale e non del partito. «Non ne ho parlato con Berlusconi né con altri dirigenti del Pdl» puntualizza. Ma tanto basta ad accendere la consueta girandola di polemiche, una bufera scatenata a più voci e alimentata da tutta l’opposizione che prende molto seriamente la proposta. Pier Luigi Bersani, ad esempio, suggerisce di «scrivere direttamente che la Repubblica è fondata su Scilipoti». Antonio De Poli dell’Udc parla di «tentativo di prevaricazione di un potere sugli altri». E Antonio Di Pietro ricorre a un suo consueto adagio: «C’è un attentato alla Costituzione che va avanti da tempo.

Il presidente del Consiglio sta sbriciolando il senso delle istituzioni per piccole leggine che servono solo a lui». In serata, se mai ce ne fosse bisogno, Fabrizio Cicchitto chiude la questione: «Quella di Ceroni è una proposta avanzata a titolo personale».

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