Cronaca locale

Più poveri e più fragili. Oltre 10mila i minori ora in affido al Comune

L'assessore al Welfare Lamberto Bertolè: "Solo quindici anni fa erano gli anziani in stato di indigenza"

Più poveri e più fragili. Oltre 10mila i minori ora in affido al Comune

Sembrava un angolino ristretto, quello dei Servizi Sociali che si occupano di minori disagiati. Un tema di secondo piano in una città che corre, costruisce e compete. Invece non si tratta di un angolino ma del 5,10% dei residenti nella fascia di età 0-17. Sono 10.390 sui 203.628 abitanti gli adolescenti che, per motivi familiari e socio-economici, il giudice affida al Comune.

Cosa stupisce rispetto a dieci, quindici anni fa. Lo evidenza l'assessore al Welfare Lamberto Bertolè. «A crescere è la povertà economica minorile, delle famiglie da cui provengono questi ragazzi. Se negli anni Novanta il vivere in ristrettezze era appannaggio solo degli anziani, oggi fa parte anche delle condizioni dei minori che il giudice ci affida». A questo si aggiunga una riflessione nuova che accomuna gli adolescenti nella post pandemia. «Ed è il disagio giovanile diffuso - ha aggiunto Bartolè - Il 47,9% dei ragazzi da noi seguiti ha un'età compresa fra gli 11 e i 17 anni, il momento più delicato». Negli anni 2020 e 2021 sono cresciuti gli accessi in pronto soccorso per comportamenti autolesivi, tentativi di suicidio, tagli inferti al proprio corpo, abuso di sostanze stupefacenti o alcool. I Servizi Sociali registrano anche queste nuove fragilità, «rispetto a dieci, quindici anni fa, più frequenti ed estese. Forse perchè anche i genitori sono più fragili e si sentono inadeguati a gestire i limiti dei ragazzi».

Ai 10.390 minorenni si aggiungano 20 18-20enni presi in carico in prosieguo amministrativo. «Su 20 ragazzi affidatici nell'ultimo trennio, tutti senza famiglia, 18 hanno trovato un lavoro e 17 una propria casa, segno che hanno raggiunto una propria autonomia economica, obbiettivo del progetto Care leavers». Quanto tempo i ragazzi restano affidati ai Servizi Sociali? Nel 57% dei casi due anni, «abbiamo avviato progetti personalizzati, cominciando il percorso dall'ascolto. Non ottemperiamo solo alle richieste del giudice». Solo il 20% resta in carico per un tempo più lungo, dai 4 ai 7 anni, quando vi sono situazioni di abusi e maltrattamenti. Il Comune è affidatario anche dei minori che commettono reati penali quando gli stessi non sono destinatari di misure cautelari altrimenti la competenza è ministeriale.

Fra le richieste, le più diffuse sono di protezione, di affiancamento educativo e di sostegno alla genitorialità.

Come scatta l'iter. I tribunali chiedono ai Servizi del Comune di avviare indagini psicosociali in seguito a una segnalazione ricevuta da terzi. I più frequenti sono: abusi e maltrattamenti; conflittualità in famiglia; disagio adolescenziale.

«La cosa positiva è che nella maggior parte dei casi l'esito dell'indagine è positivo - hanno spiegato i responsabili - Significa che non c'è bisogno di un provvedimento della magistratura perchè la famiglia ha deciso di collaborare e avviare interventi di propria iniziativa per migliorare la situazione».

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