Cronache

«Con più sicurezza mio figlio sarebbe vivo»

«Con più sicurezza mio figlio sarebbe vivo»

«Mi rivolgo alle forze dell’ordine, ai capi che organizzano i servizi. Se il servizio fosse stato fatto un pochino meglio... Non è giusto che mandino due ragazzi a fare un trasporto valori, non è giusto che mandino due ragazzi a prendere borse piene di monete». Si è sfogato così, ai microfoni del Tg3 della Basilicata, il padre del portavalori Adolfo Ferrara, ucciso giovedì mattina a Genova. Uno sfogo che riprende quello dei colleghi di lavoro della guardia giurata. Che fin dai primi momenti successivi alla tragica rapina avevano messo sotto accusa gli standard di sicurezza previsti per quel tipo di lavoro.
Alle indagini dei carabinieri che tentano di dare un volto all’assassino, si aggiungono quelle della divisione amministrativa della questura, che intende approfondire se siano state rispettate tutte le regole previste per il trasporto valori. Uno dei nodi più delicati da sciogliere sarà quello legato al giubbotto antiproiettile che Ferrara non indossava al momento dell’aggressione. Sui motivi del mancato utilizzo della protezione si dividono le opinioni dei colleghi della vittima e dei sindacati da quelle della società di cui Ferrara era dipendente. La Sicurpol Nk aveva però recentemente acquistato nuovi giubbotti omologati e quindi del tutto regolari. La stessa società giovedì aveva subito voluto chiarire la propria posizione in merito al rispetto delle norme con un comunicato: «Il tragico evento è accaduto nell’espletamento di un normale servizio di trasporto valori, per somme inferiori ad euro 500mila in ambito cittadino e si è verificato nonostante l’osservanza da parte della società di tutte le norme e prescrizioni di legge e regolamenti in vigore, essendo stato utilizzato un veicolo blindato e dotato di sistema Gprs con conseguente previsione regolamentare di un equipaggio formato da due guardie particolari giurate».
La polizia cercherà ora di acquisire tutti gli elementi relativi all’equipaggiamento di Ferrara e del suo collega. Tra gli atti presi in considerazione potrebbe esserci anche un esposto presentato alla prefettura di Genova meno di un anno fa da un dipendente che denunciava i suoi timori circa il reale rispetto delle norme di sicurezza. In particolare veniva segnalato il frequente e abbondante sforamento degli orari massimi di impiego del personale e l’inadeguatezza dei mezzi a disposizione. Dopo la presentazione di quel documento, c’erano comunque già stati controlli da parte delle autorità che non avevano evidenziato anomalie nell’attività della società. Conclusioni che non sembrano però soddisfare i sindacati, che mettono nel mirino anche le disposizioni troppo «tenere» esistenti anche a livello nazionale. «Ieri c’è stata una nuova rapina a Roma, ai danni di un portavalori, aggredito e immobilizzato - attacca Vincenzo Del Vicario, segretario nazionale del sindacato Savip -.

È la dimostrazione che la malavita sceglie i portavalori come vittime ideali per finanziarsi, segno anche che i delinquenti sanno di affrontare persone non in grado di resistere ai loro attacchi».

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