Più spese, meno incassi nell’anno di crisi 2009 E il deficit arriva al 5,2%

Più spese, meno incassi nell’anno di crisi 2009 E il deficit arriva al 5,2%

RomaL’annus horribilis 2009 non poteva che incidere negativamente sui conti pubblici. Il deficit, rileva l’Istat, ha raggiunto il 5,2% del Pil, contro il 2,7% dell’anno precedente: è il dato peggiore dal ’96, e non poteva essere diversamente in un anno in cui il calo del prodotto interno lordo ha superato il 5%, le entrate sono diminuite del 2% e le spese sono aumentate del 3%. Il fabbisogno della Pubblica amministrazione (questa la definizione ufficiale del deficit pubblico) è il risultato di queste variabili, tutte negative.
Peggiorato anche il conto al netto degli interessi sul debito pubblico: il cosiddetto avanzo primario si è trasformato in disavanzo (-0,6% contro +2,5% del 2008). Ma resta pur sempre il miglior risultato di Eurolandia (la Germania ha fatto -3,4%, gli altri a seguire).
Il confronto, dunque, ci premia. Due le constatazioni: la prima è che molti Paesi, europei e non, hanno fatto peggio dell’Italia. Anche senza scomodare Grecia e Portogallo, i malati dell’Eurozona, il nostro dato si confronta con il 7,5% della Francia, il Paese più simile a noi per peso e struttura economica. La seconda constatazione riguarda la velocità di incremento del deficit, che è la più bassa d’Europa. Ne ha tenuto conto la recente missione del Fondo monetario, approvando la strategia di rientro del governo per il triennio 2010-2012. La correzione dello 0,5% all’anno «è il nostro obiettivo - ha detto Giulio Tremonti, al termine della missione Fmi a Roma - e intendiamo rispettarlo», riportando il disavanzo entro il 3% nel 2012.
Il disavanzo 2009 appare leggermente migliore rispetto al 5,3% dell’ultima previsione del governo. In realtà, si tratta di una diversa contabilizzazione di alcune operazioni swap. L’Istat non ne ha tenuto conto, ma se lo avesse fatto il deficit sarebbe arrivato, appunto al 5,3%.
Il «rosso» del bilancio pubblico deriva da un aumento delle spese combinato con una riduzione delle entrate. Sono cresciute le prestazioni sociali, pensioni incluse, del 5,1%, mentre è diminuito del 12,9% l’esborso per gli interessi sul debito, grazie al calo dei tassi internazionali. Alla fine dell’anno, il totale delle uscite è aumentato del 3%, raggiungendo la bella percentuale del 51,9% del Pil. Una delle uscite in maggiore aumento è quella legata agli ammortizzatori sociali: il ricorso alla cassa integrazione, infatti, continua a crescere. Nello scorso mese di marzo sono state autorizzate 122 milioni di ore di cassa (42,8 milioni di ordinaria, 52,6 milioni di straordinaria e 27,2 milioni in deroga). Rispetto al marzo 2009 l’aumento è stato del 106,8%.
Le entrate, a loro volta, sono diminuite del 2%.

Le imposte dirette su redditi e patrimoni hanno fatto segnare un calo del 7,1%, quelle indirette (come l’Iva e le altre imposte sugli affari) sono scese del 4,2%. Meno male che, a fine anno, sono arrivati i 5 miliardi «straordinari» dello scudo fiscale. Nel complesso, le entrate totali hanno raggiunto il 46,6% del Pil.

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