Più "voyeurismo" per tutti. Dieci anni di Grande Fratello

Il format ha sdoganato, con il web, una generazione di guardoni no limits. Dimostrando che Orwell sbagliava: siamo noi che spiamo, non il potere. Commento: "E' il nuovo neorealismo televisivo"

Più "voyeurismo" per tutti. Dieci anni di Grande Fratello

Il Grande Fratello compie dieci anni e, insieme a internet, è stato il protagonista del decennio in cui è stato sdoganato il voyeurismo di massa. Il potere ci spia, come vaticinavano Orwell, Bifo, Rodotà, i teorici della società di controllo? Figuriamoci, il problema casomai, al contrario, era che non ci spiava nessuno, e quindi ci siamo messi subito in fila per entrare nella casa chiusa, i sorvegliati speciali da una parte, gli telespettatori normali dall’altra. Io, confesso, durante le prime edizioni, mi collegavo anche la notte, un giorno mia madre si svegliò alle sei del mattino trovandomi fisso davanti al televisore, attentissimo, e, buttando un occhio assonnato sullo schermo, mi chiese: «Ma che guardi? Stanno dormendo», e io «Appunto, li guardo». Mi bastava vederli dormire, altre volte aspettavo di vederli fare sesso, come chiunque, e come si vede spesso nelle edizioni estere del Grande Fratello che finiscono su Youporn, mica come in Italia, dove staccano sempre sul più bello, questi stronzi, perché c’è il Vaticano, altra casa chiusa, se mettessimo le telecamere lì chissà cosa vedremmo.

Il problema, tuttavia, si presentò presto come filosofico: io ti spio, ma tu sai di essere spiato, e quindi io ti spio, sperando che tu te ne dimentichi. I produttori della Endemol se ne accorsero subito: «Dopo qualche giorno nessuno fa più caso alle telecamere». È come nei centri estetici: io vado a farmi fare massaggi normali sperando succeda qualcosa di erotico, ma non vado nei centri massaggi erotici dove, essendo scontato, mi ecciterei solo se non succedesse niente. Al principio, sulla carta, sembrava il cast di una commedia all’italiana di quelle sporcaccione: l’ingegnere, il pizzaiolo, la bagnina, l’impiegata, il cuoco, il surfista. Il sex symbol si chiamava Marina La Rosa, modello ragazza della porta accanto, ma di anno in anno il modello femminile è cambiato, e anche le inquadrature si sono fatte più sfacciate, benché pur sempre all’italiana, tette e docce, docce e tette, perché noi siamo un popolo di tette sotto le docce, e ovviamente di culi. È normale, siamo stati svezzati con Gloria Guida sotto la doccia, Edwige Fenech sotto la doccia, Nadia Cassini sotto la doccia, e gli ingredienti del Grande Fratello alla fine sono sempre stai quelli da lingua mezza fuori di Fantozzi, piccoli inciuci, piccole corna, solo i vecchi sostituiti dai giovani, e i buchi della serratura sostituiti dalle telecamere per lasciar sognare, tra una tetta e l’altra, altri buchi mentre i partecipanti diventavano sempre più coatti.

Quando entrò Mascia Ferri tutti con il fiato sospeso, un delirio di tette, ma di edizione in edizione le tette non bastavano più: Cristina Dal Basso entrò con una sesta, Francesca Cipriani partecipò con una quarta e pur avendo fatto alzare gli indici di ascolto, e con gli indici tutto il resto, all’uscita non lavorava granché, ed è ricorsa alla chirurgia plastica, passando da una quarta a una settima, così l’hanno presa subito a La pupa e il secchione.
Tuttavia in Italia non si scopa mai, o lo si fa ma non si vede mai bene e lo si racconta dopo, e al massimo del «famolo strano», o almeno pensiamolo strano, ci hanno infilato dentro Gabriele, che era Elettra, donna diventata uomo, e Silvia, uomo diventato donna, hai detto che sforzo. Tra l’altro, sempre perché siamo in Italia e sempre perché c’è il Vaticano, saltando completamente gli omosessuali maschi, mai più di uno, non sia mai mettere una coppia di uomini, con il rischio che magari si possano baciare in pubblico e che scandalo, mentre se si baciano due donne, come Veronica e Sara, va bene, perché rientrano nell’immaginario lesbo del maschio medio etero, infatti erano etero anche loro due. Tantomeno, con tutte queste donne che assomigliano sempre più a trans, ci infilassero un trans vero e proprio, accessoriato anche sotto, anzi uno ce l’hanno messo ed è finito al Bagaglino, e poi si chiedono perché uno le cose migliori le trovi in politica.
Che tra l’altro, a pensarci, sarebbe un bel colpo, poterli vedere tutti dentro, vecchi e nuovi, Sircana e Marrazzo, e la D’Addario, Natalì, la Tulliani, la Carfagna, la Prestigiacomo, e anche la Bindi più bella che intelligente perché non si butta via niente e la Binetti con il cilicio e la Luxuria che ci ha dato un taglio, e perfino il pm Woodcock, senza tradurlo altrimenti diventa un porno esplicito, e anche Sarkozy e Carlà, e anche Putin con tutto il lettone, e magari, oh, perché no?, il grande papi come Grande Fratello, lasciando fuori Bersani, non per ragioni politiche ma perché quello poi comincia a dire «rimbocchiamoci le maniche» e finisce la festa.

Tanto prima o poi li intercettano e li filmano lo stesso, così loro si tolgono il pensiero, e noi pure. Va benissimo la fantasia al potere, siamo sessantottini ma anche capitalisti e vogliamo vedere, vogliamo vedere attuata la promessa sempre mancata della Rai: di tutto di più.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica