Simone Pianigiani, senese, paggio della Lupa, classe 1969, quindicesimo allenatore della nazionale italiana di basket torna a far sorridere il presidente Dino Meneghin che per averlo ha passato giornate burrascose, prendendosi palle di neve in faccia un po' da tutti, cominciando dal presidente del Coni Petrucci che voleva un allenatore a tempo pieno e, invece, dovrà «accontentarsi» del part-time con il migliore, quello con record straordinari, nella speranza che nel 2012, anno dei Giochi a Londra, possa essere lui a guidare l'Italia alle Olimpiadi perché vorrebbe dire che dopo essersi qualificato per gli europei avrà trovato anche gli uomini per salire più in alto.
Schivando le valanghe, l'allenatore dei campioni d'Italia della Montepaschi Siena, tre scudetti in fila vinti da quando ha esordito, un quarto già in cantiere perché anche quest'anno non sembrano esistere rivali in grado di farlo cadere, si è presentato dicendo le cose che ci aspettavamo da un tipo sensato: «Dobbiamo pensare in grande, ma lavorare in piccolo. Non dobbiamo essere presuntuosi, non siamo fenomeni ma nemmeno brocchi».
Ultimamente la maggior parte della gente pensa invece che siamo proprio nella terra scura dove non cresce quasi più niente, ma chi pensa a Gallinari, Bargnani e Belinelli, i tre ragazzi nella Nba, chi, ogni tanto, si esalta per le prestazioni dei pochi italiani di valore nel campionato, la pensa diversamente anche se viene smentito 7 giorni dopo. Deve essere questo il motivo che ha ridato il buon umore a Dino Meneghin che, dopo aver vomitato sulle intercettazioni degli arbitri infedeli rimessi sotto inchiesta, dopo aver risolto grane che non si aspettava, adesso sente i tamburi lontani di una Lega che sta perdendo la poca testa che le era rimasta, pronta a rimangiarsi l'assegnazione della finale di coppa Italia che aveva portato allegria ad Avellino, pronta a sbranarsi su un bilancio non approvato, anticamera del commissariamento.
Ma lasciamo perdere, ieri è stato il giorno per alzarsi a brindare a questo poeta dall'amore illimitato per lo sport che lo ha fatto crescere, uno che sa bene come sia la fiducia a generare il successo per averlo imparato nella scuola senese. Dicevamo di Meneghin che ha ritrovato la parola e una rotta dopo averne subite troppe dalle controfigure che fingevano di volerlo aiutare in un ruolo per cui non si era né allenato né preparato visto che ha sempre preferito il campo alle sacrestie: «Con uno come Simone al fianco mi sento più tranquillo. Mi dispiace del contrasto con il presidente Petrucci, che considero un fratello, ma ogni tanto si può cambiare idea. Cercheremo di ripagarlo con i risultati».
Pianigiani dopo Carlo Recalcati che gli aveva fatto da maestro proprio a Siena nell'anno del primo scudetto della Mens Sana, dopo 4 anni senza risultati nella carestia seguita all'argento olimpico di Atene. Ci sarà tanto da lavorare e non ci rassicura il fatto che a gennaio Meneghin andrà a trovare in America i tre ragazzi della Nba. Con loro niente sarà mai certo perché dipendono da organizzazioni che non accettano volentieri i rischi di attività fuori da quella così ben pagata negli Stati Uniti. Comunque sia speriamo che la nuova atmosfera cambi un po' le cose, convinti che il Pianigiani senese eviti discussioni inutili con gli invidiosi, sapendo bene che il fallimento lo disorienta, sarà per questo che ha perso una sola partita nell'ultima stagione italiana.
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