Il pianista Naboré suona la sfida Amadeus-Salieri

All’Auditorium due concerti per pianoforte e orchestra (la Verdi). Sul podio Ruben Jais

Piera Anna Franini

William Grant Naboré, un americano a Roma. Un pianista, fra i pochi di colore nel genere classico, che in barba alle consuete carriere di fanciulli prodigio si avvicinava al pianoforte alla tarda età - perché in musica già s’è vecchi - di dieci anni. A sedici, tuttavia, già era ammesso all’Accademia di Santa Cecilia di Roma, nella classe di un didatta unico quale Carlo Zecchi.
Naboré è nato in Virginia, ha studiato in Italia, vive da anni in Svizzera, a Ginevra, e assieme alla pianista Martha Argerich ha fondato a Como l’Accademia Internazionale del pianoforte. Con il pianista Naboré oggi (ore 11.30) si chiude, nell’Auditorium in Largo Mahler, la prima parte della rassegna dell’Orchestra Verdi in omaggio all’integrale dei Concerti per pianoforte di Mozart. L’orchestra viene diretta da Ruben Jais. In programma, il Concerto in mi bemolle maggiore - quindi tonalità massonica - K 482 di Mozart preceduto dal Concerto in do maggiore di Antonio Salieri. Si confrontano due compositori dove rivalità e competizioni hanno alimentato leggende. Su tutte, quella della morte di Mozart procurata da parte di un bilioso Salieri. Così, la Verdi omaggia Mozart a 250 anni dalla nascita, anniversario festeggiato come meglio non si può in Austria e ricordato un po’ ovunque in quell’Europa che il musicista, ancora fanciullo, bimbo prodigio senza pari, percorse in lungo.


La Verdi ricorda il compositore di Salisburgo ripassando tutti i concerti pianistici e chiude l’edizione 2006 con Neboré: «artista nella musica e nella vita», come ama definirsi alludendo all’attitudine per il pentagramma e per la buona tavola.

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