Il piano di Amato: mille agenti e telecamere nelle zone a rischio

Unione divisa sulla soluzione militare. La Lega: «Servono leggi speciali»

Anna Maria Greco

da Roma

Mille uomini in più; maggiori mezzi, come le moto per pattugliare i vicoli; nuovo coordinamento tra le forze dell’ordine; sistema di videosorveglianza 24 ore su 24 del territorio; massimo impegno dell’intelligence. È il «Piano per Napoli sicura» annunciato dal ministro dell’Interno, Giuliano Amato: «L’esercito più che la soluzione è lo specchio del problema. Noi vogliamo un’inversione di rotta vera: perciò, per la prima volta, si è deciso di puntare tutto su interventi permanenti e non temporanei».
Sembra, per ora, accantonata la soluzione militare, invocata dal ministro della Giustizia Clemente Mastella e dal suo partito, l’Udeur, dopo le pressioni di Lega e An, tra le proteste della sinistra radicale. Ma Antonio Di Pietro, sempre antagonista del Guardasigilli, sferra un nuovo attacco sull’indulto, che vede all’origine dell’escalation di sangue e dice no all’esercito, che pure esponenti dell’Italia dei valori come Nello Formisano valutavano positivamente. «L’emergenza criminalità a Napoli - dice il ministro per le Infrastrutture - è la terribile conseguenza di ciò che ha provocato l’indulto: svuotare le carceri mettendo in libertà delinquenti che circolano per le strade senza altra possibilità che tornare a delinquere. Ciò che ha prodotto l’indulto è prima di tutto un senso di impunità dilagante, che ha provocato una spirale perversa di delitti e reati».
Per il leader dell’Idv la soluzione non può essere l’invio di soldati, che «al massimo possono servire da piantoni per la sorveglianza di edifici pubblici», perché «non siamo in guerra». Bisogna, invece, ottimizzare le risorse e utilizzarle al meglio. Invece di continuare con gli sprechi, attacca Di Pietro, «come l’acquisto delle 36 Bmw per gli spostamenti dei dirigenti dell’amministrazione penitenziaria e dei collaboratori e dei testimoni di giustizia per 780mila euro».
Totalmente in disaccordo il coordinatore della Lega, Roberto Calderoli, che per primo ha chiesto l’esercito: a Napoli la guerra c’è, insiste, ci vogliono anche leggi speciali e un coprifuoco temporaneo. Il ministero della Giustizia risponde intanto a Filippo Ascierto di An, che ha parlato di 8.000 detenuti messi in libertà per l’indulto, dicendo che dalle carceri napoletane sono usciti in 1.321, 2.713 in tutta la Campania, mentre gli italiani residenti a Napoli scarcerati in tutta la penisola sono 2.768, più 243 stranieri con la residenza nella città partenopea.
Su esercito e indulto l’Unione è vistosamente spaccata. Lunedì lo stesso Mastella ha replicato alle critiche dicendo che l’emergenza napoletana non è collegata al provvedimento di clemenza, ma ieri è arrivato l’attacco del presidente dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio, secondo il quale l’indulto «ha portato tanti guasti». Respingendo l’ipotesi dell’esercito, che può essere «un alibi», il ministro dell’Ambiente reclama un potenziamento delle forze dell’ordine e norme più dure contro la criminalità. Critiche «scorrette e tardive», replica Mauro Fabris dell’Udeur. Per il leader dei Ds, Piero Fassino, parlare di emergenza a Napoli è ormai un eufemismo e ci vuole un tavolo nazionale sulla sicurezza, ma anche sui problemi di rifiuti e occupazione, quello già annunciato da Prodi e dal ministro per la Funzione Pubblica, Luigi Nicolais.
Il sottosegretario Ds all’Interno, Marco Minniti, è «perplesso» sull’uso dell’esercito ma nella Quercia c’è chi considera utile che i militari sollevino le forze dell’ordine dalla sorveglianza agli obiettivi sensibili, come Giuseppe Lumia. Sì all’esercito, dice anche Nello Palombo dell’Ulivo, mentre sempre contrari sono Prc, Pdc, Verdi e anche Udc che vuole Amato in Parlamento.

An prepara una mozione in Senato perché il governo ripristini l’operazione «Alto Impatto», voluta dall’esecutivo Berlusconi nella seconda metà degli anni ’90. «A Napoli occorre un alto commissario con poteri speciali», dice Mario Landolfi, coordinatore di An in Campania.

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