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Piano casa, è guerra alla Regione

Uno contro tutti, e tutti contro uno. Già, perché questa volta quelli del Pdl erano tutti (ma proprio tutti) d’accordo nel chiedere le dimissioni di Marrazzo, e non è cosa di poco conto. A innescare la clamorosa unità d’intenti - clamorosa perché in più di un’occasione all’interno della coalizione azzurra alla Pisana c’è chi in passato ha nicchiato - è stato il Piano casa, con quel corollario di critiche, sfociate in risse, poi sfociate a loro volta in lotte di strada, che si porta dietro. Ma andiamo per ordine e incominciamo dall’inizio. O meglio, dalla fine. Ovvero dalla bagarre di ieri.
Ieri, infatti, alla Regione si respirava un’ariaccia. C’erano i manifestanti dei movimenti per l’emergenza abitativa che hanno bloccato la strada e occupato la sala Etruschi chiedendo a gran voce di venire ascoltati dal governatore, e c’erano le forze dell’ordine in tenuta antisommossa che hanno dato la carica, e una pioggia di bottiglie di vetro (e di pietre) per tentare di contrastarli, poi le ambulanze, qualche ferito (due manifestanti e dieci agenti), un paio di arresti e, va da sé, lo sgomento. Ivano Peduzzi, portavoce del gruppo federato di Prc, Pdci e Socialismo 2000, prova così a ricostruire quei momenti di tensione: «Circa 500 persone, fra cui delle donne incinte, stavano protestando davanti alla Pisana per chiedere che nel Piano casa venissero inserite misure favorevoli non solo per i costruttori, ma anche per le persone coinvolte dall’emergenza. Intanto una delegazione autorizzata era entrata nell’edificio per partecipare alla seduta della commissione Urbanistica». È a quel punto che sono scoppiate le grida. La carica stava avendo luogo. «Sembrava di stare a Genova nel 2001 - hanno riferito in seguito la segretaria del Prc Lazio, Loredana Fraleone, e il segretario regionale del Pdci Mario Michelangeli - la polizia ha caricato a freddo e si è accanita sui manifestanti che chiedevano ai consiglieri di rinviare l’approvazione del Piano casa». Davvero un brutto spettacolo, insomma. Haivoglia poi a pubblicizzare l’immagine della Regione facendo da sponsor alla Lazio in Supercoppa. Non basta una finale di calcio a cancellare dalla memoria certi episodi. Ma Marrazzo non si scompone: «Accolgo il grido d’aiuto che vi porta a protestare, però chi protesta deve seguire le regole. Non conviene a nessuno alzare la tensione, cancelliamo ciò che è accaduto stamattina». Lui (che può) insomma la fa breve. Poi, al Democratic party, dove si è recato ieri sera, ha ammesso di fronte ad alcuni rappresentanti dei movimenti per la lotta per la casa: «Stiamo per dare 62 milioni al Comune per affrontare l’emergenza abitativa, forse però su questo tema ci siamo fatti trovare impreparati rispetto alla destra, perché loro hanno iniziato prima di noi a parlare di housing sociale».
L’opposizione, dalla sua, punta i piedi: «Quanto accaduto è la prova che il presidente ha perso il controllo della situazione. I suoi provvedimenti creano tumulti sociali. Dia le dimissioni». Così in una nota congiunta i consiglieri del Pdl. La loro richiesta, però, sembra destinata a rimanere inascoltata. Verso sera il presidente della commissione Casa Giovanni Carapella ha tagliato corto: «Porteremo il Piano casa in aula già lunedì, per varare gli emendamenti eventualmente concordati con i movimenti dei manifestanti». Questi si dividerebbero in un’ala radicale, e in una più disposta alla trattativa, portatrice di proposte che la Regione starebbe valutando.

E Mario Michelangeli, il segretario regionale del Pdci, ha chiuso a questo modo la pazza giornata di ieri: «Verificheremo nei prossimi giorni se alle parole seguiranno i fatti, anche perché troppe volte non è stato così».

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