«Il Piano casa è un’ottima occasione per riqualificare le periferie urbane»

Riqualificare le periferie di Roma attraverso demolizioni e ricostruzioni. «Il piano casa del governo, con il premio di cubatura del 35 per cento, è lo strumento giusto per risanare i vecchi edifici degradati della città». Lo ha detto ieri Fabio Rampelli al convegno “Opera pubblica, opera d’arte”, che si è tenuto all’Archivio di Stato all’Eur. L’incontro è stato organizzato dall’assessorato ai Lavori pubblici del Comune. Ad aprire i lavori l’assessore Fabrizio Ghera: «Bisogna che il Comune si doti di un ufficio informatizzato per controllare la qualità dei lavori pubblici - afferma - Occorre inoltre pensare seriamente a un meccanismo di esclusione dai concorsi e dagli appalti dei professionisti e delle aziende inadempienti».
Il convegno ha avuto due sessioni distinte. In mattinata due tavole rotonde. Alla prima, dal titolo “Qualità dell’Opera, il punto di vista degli operatori” hanno partecipato, fra gli altri: Eugenio Batelli, presidente dell’Acer; Antonio D’Onofrio, presidente settore edile della Federlazio; Francesco Duilio Rossi, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Roma; Amedeo Schiattarella, presidente dell’Ordine degli Architetti di Roma e provincia. Molti i suggerimenti venuti dagli operatori. Per D’Onofrio si può migliorare lo standard di qualità, «fare di un’opera pubblica anche un’opera d'arte», ma per farlo «bisogna rivedere la logica del massimo ribasso» negli appalti. Batelli sottolinea dal canto suo come «l’opera pubblica dev’essere colta come elemento di riqualificazione del territorio». Nel pomeriggio, invece, il confronto sul tema “Periferie, cuore della città” fra Fabio Rampelli, deputato del Pdl, nonchè membro della commissione cultura alla Camera, l’assessore all’Urbanistica del Comune Marco Corsini e Benedetto Todaro, preside della facoltà di Architettura de La Sapienza. Al centro degli interventi lo sviluppo urbanistico delle città. Nella fattispecie di Roma. Per Rampelli il controllo sulla qualità delle opere pubbliche e degli appalti «rischia di saltare se a regolare la materia c’è più di uno strumento legislativo», ma in ogni caso occorre «sancire la fine del malcostume degli appalti al ribasso, che comportano l’impiego di materiali e manodopera di scarso valore e peggiorano la qualità delle opere pubbliche. Il controllo sui lavori deve venire però anche dagli utenti, dai cittadini, gli unici realmente al di sopra delle parti, attraverso una normativa specifica».
Resta sub judice il Piano regolatore generale di Roma. Nel merito, com’è noto, la decisione finale verrà presa dal Consiglio di Stato a luglio. Ma per Rampelli non si può dimenticare che «proprio questo Prg ha dismesso la cultura del disegno della città». Il “pianificar facendo” caro alla sinistra, ossia la costruzione di un pezzo alla volta di città, «il più delle volte si conclude con una sanatoria» sostiene l'esponente del Pdl. Servono invece soluzioni nuove. «Occorre restituire dignità alle nostre periferie, procedere sulla strada della sostituzione edilizia - rimarca Rampelli - Serve un piano straordinario, attuare una vera opera di riqualificazione attraverso lo strumento della demolizione e ricostruzione. E proprio il piano casa è uno strumento dalle potenzialità straordinarie, con i premi di cubatura si possono incoraggiare interventi davvero positivi». Occorre in ogni caso puntare a una edilizia residenziale a misura d’uomo anche in periferia: «Corviale e Laurentino 38 sono quartieri-dormitorio dove nessuno vorrebbe mai vivere». Anche per Corsini eccessivi ribassi non garantiscono opere ben fatte.

«Ma il problema di fondo delle gare non è il massimo ribasso - sostiene l’assessore - quanto il fatto che le amministrazioni non sanno controllare la serietà delle offerte. Sono pigre, sciatte e i tecnici non sanno fare il loro mestiere. Accettano le gare al massimo ribasso, spesso perché non vogliono prendersi la responsabilità di controllare».

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