Piano casa Pdl ancora perplesso: «Troppi vincoli, così non serve»

CRITICITÀ Sono tanti gli aspetti che non convincono, dai limiti imposti nelle aree agricole fino alle lacune sull’housing sociale

Piano casa Pdl ancora perplesso: «Troppi vincoli, così non serve»

Il centrodestra continua a dare battaglia sul piano casa della Regione, reo secondo l’opposizione di mortificare quanto stabilito in materia dal governo, che puntava al rilancio dell’economia attraverso l’edilizia. Rilancio impossibile, ha ribadito ancora una volta il Pdl, se alla fine la giunta Marrazzo apporrà i numerosissimi vincoli che ha in mente. «Un compromesso al ribasso tra tutte le forze che compongono la maggioranza», così lo hanno definito ieri i consiglieri azzurri alla Pisana nel corso di una conferenza stampa dell’ultimo momento.
Sull’argomento appaiono tutti d’accordo. Una coesione, la loro, che (ci tengono a ribadire) fa difetto alla maggioranza. Ed è solo così, a loro avviso, che si spiega come mai si è arrivati a una soluzione che alla fine «non risolverà nulla», e che stando a quanto ripetono da giorni rischia di andare a deludere le aspettative di coloro che vivono il problema dell’emergenza abitativa.
Nel frattempo c’è chi spera ancora nel dialogo. E aspetta un’apertura in tal senso da parte della Regione. Così quelli del centrodestra hanno dato prova di buona volontà ritirando la maggior parte degli emendamenti (centinaia e centinaia) presentati nei giorni scorsi. Ora ne rimangono solo 20, definiti «qualificati». Un modo carino, dicono, per far capire alla controparte che l’intenzione di base non è quella di lasciarsi andare all’ostruzionismo, ma semmai di collaborare.
Tanti i punti che non convincono l’opposizione. Dai limiti imposti sull’ampliamento nelle aree agricole, a quelli stabiliti per le zone C, che prevedono «allargamenti» per edifici fino a mille metri cubi, una tipologia edilizia minoritaria a Roma e nel Lazio, passando per le lacune presenti nel documento relative all’iniziativa di housing sociale («attraverso quali risorse e strumenti verranno reperiti i terreni?») e finendo con l’esclusione della sopraelevazione come possibilità di ampliamento per gli edifici residenziali fino a un massimo di 200 metri cubi.
Intanto però ieri qualcosa si è mosso: «Grazie all’azione compatta del Pdl in aula consiliare - ha reso noto Fabio Desideri, vicepresidente della commissione Urbanistica del Consiglio regionale - l’assemblea ha approvato la riduzione dei costi relativi all’ampliamento delle cosiddette prime abitazioni. È un risultato importante, che sana una delle tante negatività del piano casa, così come è stato concepito dalla giunta. Ai Comuni è stata riconosciuta la facoltà di consentire la riduzione, fino a un massimo del 30 per cento, del contributo dovuto per gli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria».
Ma ciò non basta a sedare le critiche. Il centrodestra è un mare in piena.

Da Donato Robilotta («il piano casa così com’è potrà essere applicato solo su un 20 per cento della superficie regionale») a Francesco Lollobrigida («il provvedimento presentato in aula è un’altra cosa rispetto al piano casa»), da Nicola Palombi («è stato uno strappo istituzionale non aver sentito il parere del Consiglio delle autonomie locali») a Luigi Celori («il piano casa proposto rende impossibile qualsiasi ampliamento a 300 metri dalla costa e penalizza i Comuni della fascia costiera che di fatto, avendo gli abitati a ridosso del mare, non potranno fare interventi»).

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