Il piano di Danilo Rea accoglie l’alba sul mare

da Santa Teresa di Gallura

Musica sulle Bocche (intese come Bocche di Bonifacio) è un festival diverso. Basti sapere che ogni giorno, all'ora dell'aperitivo serale, Enedina Sanna racconta ai bambini come si ascolta il jazz e cosa sono lo stile di New Orleans e lo Swing, con la collaborazione di alcuni musicisti. E poi si tengono concerti all'alba nella spiaggia di Rena Bianca, dove almeno 300 persone si danno convegno per apprezzare Danilo Rea in un recital di pianoforte solo e Ralph Towner chitarra solista che ha concluso la manifestazione in modo straordinario e suggestivo, mentre il sole sorgeva dal mare e i gabbiani si avvicinavano attirati dai suoni.
La settima edizione del festival era dedicata a John Coltrane nel quarantesimo della scomparsa, per cui quasi tutti i protagonisti hanno eseguito almeno una delle sue composizioni. Ha inoltre accentuato il proposito di superare la divisione fra musica colta e popolare (ammesso che il jazz appartenga alla seconda categoria) conseguendo qualche risultato particolarmente brillante, come nel caso dell'arpista Marcella Carboni, anch'essa in solo. L'arpa è uno strumento pressoché ignoto al jazz: l'unico nome di rilievo è quello di Zeena Parkins. La Carboni ha saputo tenersi in perfetto equilibrio fra scrittura e improvvisazione e fra jazz e musica europea, meritandosi calorose ovazioni. Esiti analoghi hanno conseguito il chitarrista Maurizio Brunod e il trio del pianista e compositore inglese John Law, prima del tutto sconosciuto in Italia.
Musica sulle Bocche è uno dei rari festival che permettono l'ingresso libero. Conosciamo i difetti e i pregi di questa impostazione: ascoltatori che ascoltano per caso, magari portandosi appresso il cane. Eppure, anche a questi spettatori marginali rimane nell'animo qualcosa di positivo: per esempio il contatto con un grande musicista per musicisti come il sassofonista veneziano Claudio Fasoli; l'omaggio originale a John Coltrane dell'ottetto del sassofonista Enzo Favata; l'improvvisazione pura del quartetto Balanescu, Kaucic, Favata, Brunod; e il robusto jazz-jazz, nobilitato da pregevoli assoli, della Big Band Napoletana.

C'è stato poi il divertissement dell'onnipresente banda piemontese Bandakadabra; e si sono uditi i suoni arcani della Sardegna per merito dei Tumbarinos di Gavoi, dei Cori di Cuglieri (Su Concordu e Sos Cantores) e delle launeddas di Luca Loria in un intervento troppo breve, ma sufficiente per commuovere chi abbia intelletto d'amore.

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