Investimenti per 930 milioni di euro, che prevedono interventi da parte dello Stato (480 milioni) e della Regione Siciliana (altri 280 milioni); riassorbimento della manodopera in carico alla Fiat (circa 1.400 addetti) e creazione di ulteriori 2mila posti attraverso la rete di infrastrutture che nascerebbe nell’isola; da 30 a 60mila automobili elettriche, funzionanti a ricarica solare, prodotte ogni anno e distribuite, oltre che sul territorio e i suoi arcipelaghi, anche nel bacino del Mediterraneo e nel Sud Europa. Termini Imerese, nei piani dell’imprenditore e finanziere Simone Cimino, ha tutte le potenzialità per trasformarsi in un grande hub della mobilità, rifornendo di veicoli ecologici non soltanto la Sicilia e le sue piccole isole, ma anche i Paesi del Nord Africa fino alla Turchia, nonché Francia, Spagna e la stessa Italia, tutte aree nelle quali il problema della qualità dell’aria è più che mai all’ordine del giorno. Il Giornale è entrato in possesso del documento che Cimino, presidente e amministratore delegato del fondo di private equity Cape Natixis, ha presentato a Giuseppe Tripoli, il capo della task force creata dal ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, con il mandato di occuparsi del futuro del polo industriale palermitano.
Allo stato attuale, quella di Cimino e dei suoi soci, tra cui il gruppo indiano Reva, è l’unico soggetto a essere uscito allo scoperto con un piano dettagliato e a dichiararsi pronto a subentrare alla gestione Fiat. Gli altri candidati (5 o 6 secondo Scajola) si conosceranno il 5 febbraio, data del nuovo incontro al ministero con la Fiat e le parti sociali. A essersi tirati fuori sarebbero l’imprenditore torinese Gian Mario Rossignolo, occupato a rilanciare Pininfarina e de Tomaso, e il gruppo Ikea. Tra gli altri nomi fatti in questi giorni, quelli di un fondo cinese e di un altro legato a General Electric. L’architetto Massimiliano Fuksas sarebbe invece interessato a trasformare i capannoni di Termini Imerese in una cittadella del cinema. Il progetto di Cimino, all’esame dei tecnici dello Sviluppo economico, è ambizioso e circostanziato. La manifestazione d’interesse pone come soggetto al centro dell’operazione il fondo Cape, partecipato dalla stessa Regione Siciliana, da Cape Live, Unicredit, Natixis e Fondo europeo degli investimenti. Tre le iniziative imprenditoriali previste: sviluppo e produzione di mezzi di trasporto elettrici a due e quattro ruote; sviluppo e produzione di sistemi e soluzioni di mobilità solare; costruzione e gestione di una rete per la produzione e la raccolta di energie rinnovabili. Il piano punta su Termini Imerese, ma se la trattativa fallisse sarebbe pronta una soluzione B con il trasferimento dell’iniziativa nel vicino distretto dell’elettronica di Catania. Tassello fondamentale per l’iniziativa «Sunny car in a Sunny Region» è l’accordo stretto da Cimino con il gruppo indiano Reva con la conseguente nascita di «Cape Reva Azienda Automobilistica» che, a fronte di un investimento in due fasi per 400 milioni, produrrà da 30mila a 60mila vetture elettriche l’anno, attingendo dalla gamma di modelli indiana. Si chiama invece «Sunny Car Mobility Solutions Company» (130 milioni da investire) la società pronta a occuparsi dei sistemi di accumulo ed erogazione di energia solare. Altri 400 milioni, da impiegare in quattro fasi diverse, serviranno invece per avviare la «Charging Infrastructure Company» il cui ruolo è quello di creare 2mila «Solar stations» in aree urbane ed extraurbane in Sicilia. Nel piano Cimino ognuna di queste realtà si impegna ad assorbire manodopera»: 1.000 unità ex Fiat la prima, 400 addetti la seconda (tutti ex Fiat da riqualificare) e 2.000 la terza, in quattro momenti diversi. Il totale dei posti messi a preventivo ammonta così a 3.400-3.500, «con un rapporto tra investimento e occupato di circa 267mila euro per occupato, uno dei più bassi che si possano immaginare oggi nell’industria (nel caso St Sharp si parla di 320 milioni di contributi a fondo perduto per poche centinaia di nuovi occupati)». Innovativo è anche il sistema di ricarica pensato da Cimino. Visto che è il costo della batteria a incidere sul prezzo finale dell’auto (da 7.
Per la metà del 2011 Cimino assicura di poter già avviare la produzione di veicoli. Dalle parole, se per l’iniziativa dovesse accendersi il semaforo verde, bisognerà solo passare ai fatti.
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