È solo unipotesi, quella di un piano da 3mila miliardi per mettere sotto protezione lEuropa e le sue banche, ma i mercati finanziari sembrano scommettere che dai propositi si passerà presto allazione. Anche se il vertice del G20 di Washington non ha deciso nulla di concreto, e nonostante le sorti della Grecia siano sempre più appese a un filo sottile, come dimostra lennesimo slittamento subito dallo scongelamento della tranche di aiuti da 8 miliardi di euro, le Borse hanno ieri voluto compiere un atto di fiducia. Pur con un andamento ondivago, alla fine gli indici hanno chiuso in sensibile aumento, con Milano ancora in maglia rosa (+3,38%) grazie alla spinta assicurata dai titoli bancari (Intesa Sanpaolo ha guadagnato oltre l8% e Unicredit il 6,3%), cioè quelli in prima linea sul fronte della crisi del debito sovrano, mentre lo spread, a quota 380, è rimasto lontano dai picchi della scorsa settimana. Bene anche le altre piazze del Vecchio continente (+2,9% Francoforte, +1,75% Parigi) e anche Wall Street (+1,4% a unora dalla chiusura), che ha dribblato il calo delle vendite di nuove case.
Il buon inizio di settimana dei mercati va però preso con le pinze. Anche perché sul terreno restano molti nodi. A cominciare dalle modalità di potenziamento dellEfsf, il fondo salva-Stati la cui dotazione è oggi pari a 440 miliardi. Tremila miliardi sono una cifra enorme, quattro volte il bailout deciso da George W. Bush per evitare una crisi bancaria sistemica dopo il crac Lehman Brothers. Bruxelles, infatti, frena gli entusiasmi: è «irresponsabile e prematuro», ha detto il portavoce del commissario Ue, Olli Rehn, fare speculazioni sulle cifre in relazione al potenziamento dellEfsf, che comunque è «già stato deciso». Cè anche il problema su come ripartire gli sforzi. La Germania si chiama fuori: gli europei «non hanno lintenzione di rimpinguare» il fondo, ha spiegato il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schauble. Il Bundestag sarà intanto chiamato giovedì prossimo ad approvare il pacchetto del fondo salva-Stati.
Un modo per evitare un aumento degli oneri su Berlino potrebbe essere quello di trasformare lEfsf in una banca, in modo che possa avere prestiti dalla Bce. Ma è solo unaltra ipotesi, al pari di quella che prevede una protezione da parte del fondo per i bond emessi da Paesi ad alto rischio per il primo 30% del passivo in caso di default. Default ormai a un passo per la Grecia. Ieri, Bruxelles ha spiegato che «difficilmente» sarà presa allEcofin del 3-4 ottobre prossimi la decisione se sbloccare lultima tranche di aiuti.
Con modalità e tempi dellintervento sullEfsf tutti da decifrare (Barack Obama ha detto che lEuropa «non sta agendo abbastanza in fretta, la sua crisi spaventa il mondo»), i governi potrebbe muoversi autonomamente per soccorrere le banche, che secondo Jp Morgan necessitano di capitali per 150 miliardi.
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