Piano per valorizzare i negozi: si parte dai «gioielli» in Galleria

Palazzo Marino: «Affitti aggiornati e stop ai privilegi» Negozianti in rivolta

Si parte con la Galleria. Ma «è solo l’inizio di un percorso», man mano il Comune si dedicherà alle altre zone della città, garantisce l’assessore alla Casa Gianni Verga. Che lo diceva da mesi, ma ieri ha confermato che con la delibera votata venerdì scorso in giunta scatta il piano di valorizzazione dei negozi. Che significa: prezzi più alti e nuove regole per chi ottiene locali in concessione d’uso dal Comune, a cominciare appunto dalle vetrine più prestigiose con vista Ottagono. A quanto ammonteranno i rialzi è ancora un mistero, «per togliere ogni dubbio sul valore degli affitti da applicare - spiega Verga - ci affidiamo all’Agenzia del territorio» in una filosofia «di massima trasparenza». E per chiuderla, va detto, con le polemiche del passato su «affittopoli». Intanto, una garanzia: chi ha una concessione scaduta o in scadenza - la situazione riguarda ad oggi circa una ventina di attività - non rischia di sloggiare. Il diritto al rinnovo è garantito a tutti, ma il prezzo dell’affitto viene «aggiornato» ai prezzi di mercato. Rispettare «il prestigio e il decoro della Galleria», garantisce l’assessore, è uno degli obiettivi prioritari, da qui la scelta di fissare dei nuovi criteri. In primis, basta con la vecchia consuetudine dei subentri: la licenza è «personale e incedibile», chi chiude bottega deve riconsegnare i locali al Comune che li rimetterà sul mercato con gara pubblica. Una scelta che ha già sollevato proteste dai negozianti, pronti a girare le carte agli avvocati. «Non possono esserci privilegi», ribatte Verga. La durata delle concessioni sarà di 12 anni e per tutelare le Botteghe storiche il Comune si impegna a ridurre fino al 10% (ma non di più) il prezzo dell’affitto. Occhio anche alla qualità dei negozi, la delibera spiega bene che «nuove attività commerciali dovranno conservare l’alto livello qualitativo storicamente presente in questo nucleo centrale della città, pena la revoca della concessione d’uso».
Critica, soprattutto sullo stop alla cessione dei contratti, l’assessore alle Attività produttive Tiziana Maiolo: «Giusto o meno che sia, con il meccanismo dei subentri i negozianti si garantiscono di fatto la liquidazione. Se si vuole fermare questa prassi, si abbia il coraggio di farlo anche per altre categorie abituate a scendere in piazza, come i tassisti. Non si possono usare due pesi e due misure». L’Unione del commercio, riferisce, «è molto preoccupata, mi sarei aspettata quella trasversalità sui provvedimenti sollecitata spesso dal sindaco, la delibera è arrivata in giunta senza che né io, che ho la delega al Commercio, né l’Unione fossimo state consultate». E Simonpaolo Buongiardino, vicepresidente dell’Unione, esprime «delusione per una decisione ancora una volta calata dall’alto.

E il Comune non può trattare la Galleria con la logica di massima redditività. Ci saranno solo banche, agenzie immobiliari, griffe. Il 10% in meno alle botteghe storiche non è neanche da prendere in considerazione. Nessun piccolo bar artigianale ad esempio potrà competere con le grandi catene».

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