Piazza Affari dice sì a Intesa-Sanpaolo

Giudizi positivi da analisti e società di rating. Citigroup: sinergie per 1,1 miliardi

Paolo Stefanato

da Milano

I consigli di amministrazione sono stati convocati in parallelo per questo pomeriggio alle quattro, a Milano e a Torino: l’avvio del cammino per unire Banca Intesa e SanPaolo comincia dunque oggi. Dovranno deliberare la trattativa in esclusiva e approvare le linee guida della fusione; a metà settembre poi i vertici si riuniranno nuovamente per dare il via ufficiale all’operazione e convocare le assemblee straordinarie.
Ieri però l’aggregazione è già stata varata dal mercato. La Borsa (debole, più 0,18%) è stata vistosamente trainata dal comparto bancario-assicurativo, influenzato dalla notizia. Dopo gli incrementi di giovedì, anche ieri entrambe le protagoniste hanno messo a segno nuovi guadagni: più 1,4% Intesa, più 3,4% SanPaolo, che all’avvio della seduta avevano segnato progressi anche più robusti. Unica controtendenza, Unicredit: meno 1,8%. Non tanto perché il gruppo guidato da Alessandro Profumo venga scavalcato, o comunque affiancato, nel suo finora indiscusso primato tra le banche italiane; ma piuttosto perché i grandi gestori internazionali cominciano a riposizionarsi sui titoli della nuova aggregazione. Stessa motivazione che ha penalizzato (meno 0,2%) Mediobanca. Del clima ha beneficiato anche la coppia Capitalia-Montepaschi che, a questo punto, potrebbe essere la prossima a convolare a nozze: più 3,2% la prima, più 2,36% il secondo. Positive in ordine sparso, poi, le popolari coinvolte nelle manovre in corso nel comparto: Verona e Novara, Italiana, Milano, tutte con progressi non superiori al mezzo punto, giù invece le Popolari unite (meno 0,5%).
Vistoso il progresso di Alleanza assicurazioni (più 3,5%) e di Generali (più 0,9%). Al di là dei rapporti societari col nuovo gruppo (Generali sarà il terzo socio), qui ha giocato una considerazione «industriale»: sia SanPaolo che Intesa possiedono attualmente proprie strutture assicurative e di risparmio gestito, che si troveranno quindi in sovrapposizione. Su Eurizon (SanPaolo), che potrebbe essere - secondo alcune ipotesi - ceduta al Santander se questo decidesse di uscire, dovrebbe avere la meglio Intesa Vita, joint venture tra Intesa e Generali, appunto, attraverso la controllata Alleanza. Va infine osservato il forte progresso di Commerzbank a Francoforte: con il suo più 4% conferma che il mercato scommette su un prossimo consolidamento del sistema bancario tedesco - frammentato quanto o più dell’Italia - nel quale Commerzbank assume caratteri di netta appetibilità.
Tra le reazioni registrate ieri, spicca il plauso dell’ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, il quale ha detto che l’operazione «è un’ottima cosa, perchè dà finalmente all’Italia una banca capace di confrontarsi con le più grandi dimensioni delle banche europee e internazionali». Anche Alemanno e Urso (An), Vietti (Udc) hanno pronunciato parole positive, ridimensionando, se così si può dire, il marchio «prodiano» assegnato all’operazione. Dei distinguo sono giunti casomai dalla maggioranza: il sottosegretario all’Economia Paolo Cento ha mostrato seria preoccupazione per i posti di lavoro.
Apprezzamenti anche da parte dalle società di rating (Moody’s, Fitch) e degli analisti.

In particolare, quelli di Citigroup hanno previsto che dalla fusione potranno derivare sinergie per 1,1 miliardi di euro nel 2009 e un impatto accrescitivo sull'utile pari al 5% nel 2008. Citigroup vede, d'altro canto, limiti nei potenziali risparmi sui costi, perché, considerando il profilo di rischio e di costo dei due gruppi, nessuno di essi presenta particolari sacche d’inefficienza.

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