Piazza Affari riscopre il risiko cooperativo

Intra-Veneto Banca, entro metà novembre il protocollo di intesa e piano industriale

Massimo Restelli

da Milano

Piazza Affari ingoia di un fiato l’invito al consolidamento rivolto da Bankitalia al credito cooperativo ma se Popolare Milano (più 3,5%) appare il prossimo pezzo pregiato, ai tavoli di Bpu-Lombarda e Lodi-Verona-Cattolica le smagliature non mancano. A Brescia e Bergamo il progetto di fusione è, infatti, da settimane sul tavolo dei rispettivi consulenti legali, alla ricerca di una soluzione per sbloccare i lucchetti della forma societaria, degli equilibri di governo e del concambio.
Il presidente di Bpu Emilio Zanetti pensa a una grande holding popolare in cui inglobare Lombarda (+ 1,2 per cento al nuovo massimo di 17,5 euro) . Voto capitario a parte, i due istituti hanno una struttura speculare con alcune banche reti spa custodite nella capogruppo ma tra i grandi soci di Brescia i dubbi restano. Le difficoltà tecniche sono evidenti (Lombarda rischia di dover fare fronte al diritto di recesso) ma il fatto che i contatti tra Zanetti e Corrado Faissola siano iniziati sotto gli occhi di Giovanni Bazoli potrebbe convincere una città oggi stretta intorno alla propria banca. La sede della holding dovrebbe essere a Brescia ma resta da verificare se Bpu (più 0,47% in Piazza Affari) riuscirà a convincere le fondazioni socie, preoccupate di perdere la presa sul territorio e il ruolo ricoperto in alcune controllate come Banca Regionale Europea.
Lenta anche la «digestione» del caso Cattolica, destinata a scindersi in un polo finanziario veronese e in uno milanese da costruire intorno a Duomo con la collaborazione degli spagnoli di Mapfre. Lo status quo è stato confermato fino alla fine del mese anche per permettere a Bpi (più 1,6%) di completare il percorso di avvicinamento a Bpvn (più 1,35%). Il cda di Lodi ha ieri affrontato i dettagli della fusione ma la «base» è in attesa di risposte così come, secondo alcune ricostruzioni, nella città scaligera ci sarebbe qualche perplessità davanti a una Cattolica tanto «dimagrita». Diverso il caso di Bipiemme (più 23% da inizio anno, 10% la crescita nel mese) considerata da molti analisti il perfetto complemento di Unicredit o una preda per i gruppi esteri interessati a posizionarsi nella parte più ricca d’Italia. Cui si aggiunge l’invito di Mario Draghi a rivedere la governance delle popolari che potrebbe aiutare il presidente Roberto Mazzotta a svincolarsi dalle «maglie» del fronte trasversale ai sindacati che ha fatto fallire l’offerta su Bpi.
Insuccesso che contribuisce a fare apparire Milano una preda visto l’analogo esito nella gara per Popolare di Intra. Dove, malgrado la lettera di patronage proposta a Veneto Banca per l’Opa sul 75% del capitale, l’aggregazione appare limitata a due.

In questi giorni il gruppo creditizio trevigiano sta infatti terminando una sorta di due diligence informale su Intra mentre entro metà mese dovrebbe essere pronto il protocollo di intesa. Quest’ultimo conterrà anche il piano industriale del nuovo gruppo (Intra dovrebbe comunque rimanere quotata) compreso il riassetto di alcune controllate.

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