Massimo Restelli
da Milano
Piazza Affari ingoia di un fiato linvito al consolidamento rivolto da Bankitalia al credito cooperativo ma se Popolare Milano (più 3,5%) appare il prossimo pezzo pregiato, ai tavoli di Bpu-Lombarda e Lodi-Verona-Cattolica le smagliature non mancano. A Brescia e Bergamo il progetto di fusione è, infatti, da settimane sul tavolo dei rispettivi consulenti legali, alla ricerca di una soluzione per sbloccare i lucchetti della forma societaria, degli equilibri di governo e del concambio.
Il presidente di Bpu Emilio Zanetti pensa a una grande holding popolare in cui inglobare Lombarda (+ 1,2 per cento al nuovo massimo di 17,5 euro) . Voto capitario a parte, i due istituti hanno una struttura speculare con alcune banche reti spa custodite nella capogruppo ma tra i grandi soci di Brescia i dubbi restano. Le difficoltà tecniche sono evidenti (Lombarda rischia di dover fare fronte al diritto di recesso) ma il fatto che i contatti tra Zanetti e Corrado Faissola siano iniziati sotto gli occhi di Giovanni Bazoli potrebbe convincere una città oggi stretta intorno alla propria banca. La sede della holding dovrebbe essere a Brescia ma resta da verificare se Bpu (più 0,47% in Piazza Affari) riuscirà a convincere le fondazioni socie, preoccupate di perdere la presa sul territorio e il ruolo ricoperto in alcune controllate come Banca Regionale Europea.
Lenta anche la «digestione» del caso Cattolica, destinata a scindersi in un polo finanziario veronese e in uno milanese da costruire intorno a Duomo con la collaborazione degli spagnoli di Mapfre. Lo status quo è stato confermato fino alla fine del mese anche per permettere a Bpi (più 1,6%) di completare il percorso di avvicinamento a Bpvn (più 1,35%). Il cda di Lodi ha ieri affrontato i dettagli della fusione ma la «base» è in attesa di risposte così come, secondo alcune ricostruzioni, nella città scaligera ci sarebbe qualche perplessità davanti a una Cattolica tanto «dimagrita». Diverso il caso di Bipiemme (più 23% da inizio anno, 10% la crescita nel mese) considerata da molti analisti il perfetto complemento di Unicredit o una preda per i gruppi esteri interessati a posizionarsi nella parte più ricca dItalia. Cui si aggiunge linvito di Mario Draghi a rivedere la governance delle popolari che potrebbe aiutare il presidente Roberto Mazzotta a svincolarsi dalle «maglie» del fronte trasversale ai sindacati che ha fatto fallire lofferta su Bpi.
Insuccesso che contribuisce a fare apparire Milano una preda visto lanalogo esito nella gara per Popolare di Intra. Dove, malgrado la lettera di patronage proposta a Veneto Banca per lOpa sul 75% del capitale, laggregazione appare limitata a due.
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