Piazza Affari, la silenziosa ascesa di Oughourlian

Il finanziere franco-armeno ha compiuto in pochi mesi una quarantina di operazioni con il fondo Amber sul listino milanese. Le ultime su Pirelli, Bpm, Italease ed Enìa

Piazza Affari, la silenziosa ascesa di Oughourlian

da Milano

Joseph Oughourlian ama l’Italia. Il suo cibo, la sua musica, la sua lingua. Ma, soprattutto, ama le sue inefficienze e i suoi tentativi di modernizzazione, perché finora gli hanno fatto guadagnare molti soldi.
Il finanziere francese di origine armena, meno di quarant’anni, investe nel nostro Paese con il suo hedge fund Amber, nato da uno spin-off americano di Société Générale. E si fa sentire. In agosto nella disastrata Banca Italease ha presentato la lista di minoranza per la nomina del collegio sindacale. Sulla strategia di Bpm, con Fidelity e a Dkr Capital ha inviato una lettera sulla mancata fusione con Bper al management e al governatore Mario Draghi. L’ultima delle sue partecipazioni visibili è quella in Pirelli, dove formalmente ha il 2,11%. Una fiche da 80 milioni. Una quota che, secondo più di un osservatore, potrebbe essere più alta. Comunque un buon inizio, per «dare dei consigli» da una posizione non ininfluente a Marco Tronchetti Provera. Che, però, forte di un patto di sindacato che vincola il 46,2% del capitale, ha già manifestato tutta la sua contrarietà a ogni ipotesi di break-up di Pirelli. I riflettori si sono puntati di recente su Amber perché è venuta alla luce la sua presenza nella piazzaforte tronchettiana che, dopo l’uscita da Telecom Italia, deve ripensare il proprio assetto e il proprio ruolo negli equilibri più generali del Paese. Ma, dal suo ufficio al trentaquattresimo piano del 600 di Lexington Avenue a New York, è da tempo che Oughourlian osserva con attenzione l’Italia. Comprando e vendendo. Investendo le risorse del suo fondo con sede alle Cayman Islands. Dal maggio 2003 alla Consob ha comunicato per ben 39 volte il superamento di soglie rilevanti nel capitale di società quotate. Nell’ultimo anno è capitato dieci volte. Il mediterraneo Oughourlian non si muove però con la forza barbarica di hedge fund nordici quali il Tci di Chris Hohn, che ha messo in ginocchio la gestione Groenink di Abn-Amro, ma ha uno stile più duttile. Amber ha sempre l’obiettivo di influenzare i vertici operativi e di fare salire il valore del titolo, ma con una impostazione che non è «antisistema». Proprio questo stile, in un Paese in cui convivono tratti conservativo-gattopardeschi e progressive aperture alle logiche dei mercati internazionali in cui le azioni si contano e non si pesano, rende adatto al «ginepraio» italiano il finanziere francese, personaggio emergente della finanza internazionale che mescola il massimo dell’educazione europea classica garantita dagli anni a SciencePo a Parigi con la spietatezza del mondo degli investimenti speculativi. E, infatti, nei suoi «grand tour» italiani, almeno due volte al mese, Oughourlian ha costruito relazioni privilegiate nelle più diverse direzioni. Prima di tutto con Mediobanca: complici la stima reciproca con Alberto Nagel e un rapporto strutturale di consulenza e analisi con Mediobanca Securities, detiene oltre il 2% di Piazzetta Cuccia e ha proposto come consigliere di amministrazione Francesco Denozza, raggiunto tramite Umberto Mosetti di Deminor. Quindi, nella galassia debenedettiana, dove ha un legame privilegiato con Rodolfo De Benedetti: in Cofide ha il 2,05%. E nel mondo Fiat: è il secondo azionista di Ifi con il 5,4%. Un mercato complesso, il nostro, che Oughourlian affronta anche grazie al buon italiano in cui può conversare, per esempio, con Matteo Arpe e Alessandro Profumo.
Banche, finanziarie, utility. Per seguire l’Italia, ha aperto un ufficio a Milano guidato da Marco Cipeletti, ex Ubs. La passione per Piazza Affari, dove il suo fondo Amber potrebbe avere un’esposizione non lontana dai quattro miliardi (si stima circa la metà del patrimonio in gestione), è incominciata puntando sulle reti, dopo una due giorni organizzata nell’aprile del 2004 a Roma da Mediobanca. Quella volta, per incontrare i vertici di Eni, Enel, Terna, Snam ed ex municipalizzate, dagli Stati Uniti arrivò solo lui. Che, da allora, ha acquistato e venduto. Ultimo episodio: il 17 agosto l’hedge fund ha annunciato il possesso del 2,14% di Enìa, la utility di Reggio Emilia, Parma e Piacenza.

Non a caso a New York il 17 gennaio, in un incontro fra la business community e governo Prodi, Oughourlian ha sollevato di fronte al ministro per il commercio estero Emma Bonino il problema delle disposizioni della Finanziaria che consentono di rivedere le concessioni governative con effetto retroattivo. Con stile morbido ma fermissimo, le ha definite uno sbandamento di credibilità e garanzia sul piano giuridico che scoraggia gli investimenti esteri su reti e infrastrutture italiane.

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