La piazza che piace al Pd fischia Mameli

La piazza che piace al Pd fischia Mameli

(...) dello sciopero della Cgil ieri se l’è tolto. Nessuna voglia di salvare l’Italia. Nessun senso civico. Nessun sogno di andare avanti. Anzi, semmai un desiderio irrefrenabile di fare un salto all’indietro, in quel passato di lotta di classe dal profumo di rivoluzione.
Anche perché nella piazza semivuota - o semipiena, intanto c’è persino chi riesce a dire che in De Ferrari con ampi squarci di asfalto in bella vista ci sarebbero state ieri 15mila persone - c’erano anche i rappresentanti delle istituzioni e dei leader della sinistra. Dallo stesso Burlando a Massimo D’Alema, da Sergio Cofferati ad Alessandro Repetto. E poi fino a Marta Vincenzi, anzi a partire da Marta Vincenzi, la sindaco che voleva portare in piazza tutti i Comuni liguri. Eppure nessuno di loro ha ritenuto doveroso spendere una sola parola di condanna per i fischi all’inno di Mameli. Tutti hanno semmai esaltato la risposta dei compagni. La stessa Vincenzi, anziché vergognarsi e chiedere scusa per il segnale arrivato dalla sua città, è riuscita a osservare come «la grande partecipazione allo sciopero e ai cortei dimostri che Genova ha compreso alla perfezione la pericolosità di questa manovra». Applausi dunque alla piazza e silenzio assoluto per il gesto di sfregio riservato non solo all’Italia e quell’Unità nazionale che fino a poche settimane fa usavano come intercalare in ogni frase per farsi belli, ma anche a quel Goffredo Mameli che l’inno lo ha scritto e che, in fondo, è pur sempre genovese.
Critiche dure su Genova arrivano invece anche da Roma. Il presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri (come anche Gianni Plinio, responsabile sicurezza del partito ligure) osserva come «lo sciopero si sia rivelato un fallimento e che in Italia abbia prevalso il senso di responsabilità». Ma soprattutto vuol sapere «cosa diranno quanti si sono scandalizzati in altre occasioni di fronte al fatto che a Genova è stato fischiato l’inno nazionale da parte di chi invocava invece l’Internazionale. L’Italia va salvata, anche da questo modo di fare sindacato». Michele Scandroglio, coordinatore regionale del Pdl stigmatizza pesantemente «i fischi all’inno di Mameli che pure gli stessi promotori del corteo avevano proposto». Il deputato ligure sottolinea come «lo sciopero abbia dimostrato ancora una volta che siamo nelle mani di pochi facinorosi che si arrogano il diritto di impedire agli altri di provare a tirar su la testa e andare avanti.

E spiace che a capo di queste persone ci siano i compagni Burlando, D’Alema, Vincenzi e Repetto. Solo i numeri falsi resi noti hanno provato a nascondere il fallimento dello sciopero che ha solo spaccato il paese, il sindacto e lo stesso Pd». Uno sciopero da fischi.

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