Piccoli «indizi» per grandi opere

Fedora Franzè

L’artista danese Claus Miller con «Signs for Peace» rende omaggio al VI Summit Mondiale dei Nobel per la Pace tenutosi a Roma dal 24 al 26 novembre scorsi, presentando 26 opere nella hall della Sala Sinopoli dell’Auditorium. In mostra fino a domenica i coloratissimi «ritratti» di noti ambasciatori di pace e premi Nobel: impronte digitali rielaborate in immagini - simbolo del messaggio corale e personale per il quale sono impegnati. L’idea è stata quella di sequestrare la più individuale delle caratteristiche per liberarla in seguito a un’interpretazione grafica che dilata e sintetizza al contempo la personalità, il carattere e il fascino pubblico, restituendo loro un’unità d’immagine di conio diverso.
Ogni opera-ritratto è efficace come un slogan, ma non esaurisce la propria funzione in scorciatoie di facile comunicatività, piuttosto concentra e amplifica gli aspetti salienti delle singole figure, della loro concezione del mondo e di una pace ritenuta perseguibile, a volte raggiungendo effetti lirici per la delicatezza di concezione. Miller traccia percorsi di macchie con colori puri e squillanti; usa lo spazio con libertà assoluta, lasciando che ciascun segno trovi il proprio modo di occuparlo e renderlo parlante.
L’artista muove da radici simboliste e fauviste nel colore araldico, nel tratteggio e nella puntinatura, e approda all’optical art e a un’essenzialità di sapore primordiale. In alcune delle opere triangoli e strisce si incuneano nel tracciato del disegno o dividono la superficie suggerendo memorie suprematiste e costruttiviste.

Miller utilizza una lente d’ingrandimento per erigere a strumento espressivo i minuscoli elementi della sua collezione d’indizi, che qui si trasformano in una visibile speranza, nella materializzazione di una missione di impegno civile. Tra gli effigiati il Dalai Lama, Albert Einstein, Martin Luther King jr, John Lennon, Susan Sarandon, Zucchero Fornaciari. (Ingresso libero)