Il Piccolo diventa il "Teatro Expo"

Lo "Studio" di via Rivoli cambia nome e si trasformerà in spazio aperto a tutte le culture Escobar e Ronconi riconfermati fino al 2013. In cartellone, il "Flauto magico" di Brook

di Roberto Borghi

Finora si è chiamato Piccolo Teatro Studio e ha ospitato soprattutto spettacoli con un'impronta sperimentale. Da settembre invece la sala di via Rivoli, già Teatro Cressoni, avrà un altro nome: si chiamerà infatti Piccolo Teatro Studio Expo, allo scopo di «marcare la sua caratteristica di “spazio aperto“, di luogo di incontro e confronto tra culture, linguaggi, generazioni ed esperienze da tutto il mondo per “una nuova cittadinanza“», come recita il comunicato ufficiale. Il Piccolo insomma conferma la sua vocazione a mettersi al centro del dibattito culturale milanese, prendendo anche posizione nel dibattito in corso sul significato di Expo 2015. «Nutrire il pianeta», il tema dell'evento che ci attende fra cinque anni, per Sergio Escobar «vuol dire innanzitutto sostentare in termini culturali i suoi abitanti» e, di conseguenza, «riprogettare l'idea stessa di cittadinanza, che nasce dal raffronto di storie differenti, dall'apertura a quei linguaggi e a quei cambiamenti che ritroviamo in misura sempre maggiore nella nostra città». Il direttore del Piccolo, riconfermato nel suo ruolo fino al 2013, sa di poter fare queste affermazioni in forza di dati impressionanti: le tre sedi della più importante istituzione teatrale milanese, nel corso della stagione 2009-2010, hanno totalizzato 812 alzate di sipario, 289mila spettatori e un bilancio in attivo (anche se di soli, ma molto simbolici, 300 euro) che ne fa una realtà pressoché unica nel sistema culturale italiano. Eppure durante la presentazione alla stampa della stagione 2010-2011, che si è tenuta ieri a Palazzo Marino alla presenza tra gli altri del sindaco Letizia Moratti e dell'assessore regionale alla cultura Massimo Buscemi, la parola pronunciata più di frequente da Escobar è stata «precarietà», con un chiaro riferimento allo stato dei finanziamenti attesi dal Ministero della Cultura e dello Spettacolo. Quelli per il 2010 non sono stati ancora stanziati, e sembra che ci vorranno dei mesi prima di conoscerne l'entità. È certo tuttavia che sarà sensibilmente inferiore a quella dello scorso anno: si parla di un taglio del 20 per cento che proietterebbe un'ombra nefasta sull'assetto finanziario del teatro. Nonostante l'incertezza per il futuro, il Piccolo è riuscito a varare una stagione 2010-2011 di tutto rispetto. Ad illustrarla, al fianco di Escobar, è stato Luca Ronconi, a sua volta riconfermato nel ruolo di direttore artistico. Lluis Pasqual, da molti considerato il suo più probabile e autorevole successore, a settembre tornerà a Barcellona a dirigere il Lliure, il teatro che aveva fondato nel 1976 e che, dal 2003, aveva affidato ad Alex Rigola, da poco nominato curatore della sezione Arti Sceniche della Biennale di Venezia. Il regista catalano resta comunque tra i punti di riferimento del Piccolo nel panorama internazionale: un suo spettacolo («Blackbird», tratto dall'omonimo testo del giovane drammaturgo scozzese David Harrower) figura tra le nove produzioni previste per la stagione 2010-11. Le altre otto sono affidate a Ronconi, ovviamente, ma anche a Carmelo Rifici, Patrice Chéreau e Giancarlo Cobelli, che nel maggio 2011 metterà in scena al Grassi «Macelleria messicana», una pièce scritta da Enrico Groppali, firma del Giornale e drammaturgo di lungo corso.

A febbraio lo Strehler ospiterà invece il ritorno di Peter Brook con una versione come al solito poetica e straessenziale del «Flauto magico». Tra le ospitalità spiccano infine gli spettacoli di due protagonisti della scena milanese di ricerca: «Muri» di Renato Sarti e «Prospettive sulla guerra civile» di Serena Sinigaglia.

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