Il piccolo Mughini e l’illusione della Befana

Giampiero Mughini, La mia generazione. Le idee, i personaggi, i sogni di una casa a Trinità dei pellegrini, Mondadori, 2002. Ultima puntata. Pag. 166: «Avrò avuto nove o dieci anni, ed era il momento di maggior tracollo economico della mia famiglia. (...) Andammo, mia madre e io. Toccavo il cielo dalla gioia. Scelsi tre o quattro giocattoli la cui sola vista mi faceva perdere il lume della ragione. Mentre li sceglievo, e raccomandavo al commesso di tenermeli ché saremmo venuti a ritirarli fra qualche giorno, intravidi come un loro segno d’intesa. A prima vista non ne capii il significato. In casa nostra non c’erano soldi di che comprarmi regali per la Befana. Mia madre aveva inscenato quel piccolo teatrino, d’andare a scegliere dei giocattoli che non era in grado di comprarmi, pur di darmi almeno l’illusione che quei regali li avrei avuti. È stato l’atto d’amore più grande che io abbia mai ricevuto da mia madre.

Lei avrebbe potuto dirmi che di soldi in famiglia non ce n’erano e chiuderla lì, e che non le rompessi le balle, e invece sopportò l’umiliazione di entrare in un negozio e far segno al commesso pur di aiutarmi a nutrire quella speranza, seppure per pochi giorni. Tra l’illusione e la realtà, non è poi che un bambino faccia una così grande differenza. Naturalmente, la Befana a me non portò nulla. Né io chiesi nulla. Per un attimo però ero stato contento».

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